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“Sosteniamo l’agricoltura”, NaturaSì dichiara in etichetta quanto è pagato all’agricoltore

Per un chilo di arance pagato 1 euro e 98 centesimi, al contadino vanno 90 centesimi, su 3,98 euro al chilo per l’acquisto dei finocchi, 1,80 euro sono pagati al contadino, per i kiwi su 4,90 euro al chilo, 2,50 vanno al contadino.

Parte dai numeri la nuova campagna lanciata dalla catena NaturaSìSosteniamo l’agricoltura”. Sulle etichette del cibo venduto dalla catena saranno apposte delle etichette che indicano quanto denaro viene corrisposto all’agricoltore che lo ha prodotto. Un modo per sensibilizzare sul prezzo troppo basso che viene pagato ai produttori messi in ginocchio dalla corsa al ribasso del prezzo del cibo. Basti pensare che negli anni ’70 il 19% del prezzo del pane andava all’agricoltore, oggi ne riceve in media solo il 4%. La campagna è stata presentata a Roma ed ha raccolto il sostegno delle principali associazioni dei produttori agricoli.

Fabio Brescacin, Presidente dei NaturaSì, ha spiegato a TeleAmbiente cosa ha spinto la catena a lanciare l’iniziativa: “Negli ultimi decenni i prezzi sono sempre calati, i prezzi dei produttori sono sempre calati. Quindi arriva di fatto troppo poco denaro in agricoltura. Questo mette l’agricoltura in una grande crisi. C’è una difficoltà di accesso per i giovani, nel senso che un giovane fa fatica a entrare in un lavoro o a abbracciare un lavoro per tutta la vita, dove effettivamente si deve lavorare molto per avere un reddito veramente a volte nullo o a volte anche con il rischio di rimetterci dei soldi. E poi l’agricoltura, proprio per il fatto che i prezzi calavano, si è sempre di più industrializzata, per cui ha adottato dei metodi di produzione molto invasivi, tipo gli allevamenti intensivi, tipo le monoculture. Si è creato inquinamento delle acque, inquinamento dell’aria, inquinamento del suolo. Per cui effettivamente se vogliamo avere una sana agricoltura, che curi il pianeta in qualche modo, se vogliamo avere un cibo sano, dobbiamo riconoscere il giusto valore del cibo. Questo è il tema di fondo.”

 

Silvia Schmidt, Policy manager di IFOAM ha spiegato: “Noi ovviamente ci occupiamo della tematica. Siamo per esempio coinvolti nell’AgriFood Chain Observatory, questo osservatorio della catena alimentare in cui cerchiamo di portare sia i problemi che riscontrano gli agricoltori in generale, ma anche quelli specifici agli agricoltori biologici.”

Maria Grazia Mammuccini, Presdente di FederBIo, ha dichiarato: “Una campagna per un prezzo trasparente e giusto è fondamentale per tutta l’agricoltura ed è fondamentale che emerga proprio dal mondo del biologico con un’impresa che è storica del settore come Natura Sì. È importante che venga dal bio perché il biologico che si fonda sull’agroecologia ha al suo fondamento non solo il rispetto dell’ambiente, della biodiversità, della salute e del benessere degli animali, ma anche un concetto di equità sociale. Tutti questi valori devono essere parte fondamentale del metodo produttivo del bio.”

L’agricoltura, settore primario, è un caso economico particolare perché il suo valore aggiunto deriva proprio dal lavoro diretto con la natura” – ha ricordato in conferenza Ueli Hurter, responsabile della sezione agricoltura biodinamica presso il Goetheanum di Dornach – “Quindi, quel costo diretto più alto, per l’agricoltore biologico va a compensare il lavoro a tutela e salvaguardia della natura stessa. Non ci sono quindi altri costi nascosti generati dallo sfruttamento irresponsabile delle materie prime”.

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