ROMA – “Trump dice” è una rubrica a sé, ormai. A volte è la versione apocrifa di “Trump fa”, l’altra faccia della stessa inesplicabile medaglia. Il gioco è ormai stabilire se quel che dice è quel che effettivamente fa. Ad esempio: il presidente degli Stati Uniti a bordo dell’Air Force One ha annunciato, con condiscendenza, che ha “quasi” sospeso… la sospensione della condivisione di informazioni di intelligence con l’Ucraina. A domanda precisa – se prendesse anche solo in considerazione l’ipotesi di tornare sui suoi passi – Trump ha risposto: “Lo abbiamo quasi fatto. Lo abbiamo quasi fatto”.
Con la Russia a martellare l’Ucraina per sfruttare al meglio la finestra di cecità offerta dalla decisione americana, ora Trump ridefinisce i contorni della tattica: era un avvertimento.
I funzionari statunitensi si incontreranno martedì con una delegazione ucraina in Arabia Saudita, in parte per determinare se adesso l’Ucraina è disposta a fare concessioni materiali alla Russia per porre fine alla guerra, e a firmare l’ormai famigerato accordo sui minerali tra Washington e Kiev che è poi l’unico fine reale di Trump. “Faremo molti progressi, credo, questa settimana”, ha detto Trump soddisfatto.
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