BOLOGNA – L’infarto nell’uomo presenta sintomi conosciuti, dal male al petto a quello al braccio sinistro passando per un certo affanno generale. Mentre nella donna anche un bruciore di stomaco, o una nausea associata a stanchezza, può eventualmente essere una spia. La malattie si sviluppano diversamente quindi, a seconda che si tratti di donne o uomini ma anche anziani o bambini, così come è diversa la reazione ai farmaci, ma non solo. Anche le patologie autoimmuni si sviluppano diversamente, e nelle donne sono più frequenti, mentre ad esempio l’Alzheimer è più femminile e il Parkinson più maschile. Oppure, ancora, le donne tendono a curarsi meno, quando si ammalano, anche perché i loro test in Pronto soccorso durano di più.
Se ne parla citando letteratura ed esperienze sul campo oggi a Bologna a un convegno sulla medicina di genere, intitolato appunto “Pari ma non uguali”, promosso da Confcooperative Emilia-Romagna (commissione regionale Dirigenti cooperatrici e Cooperazione Salute) al palazzo della cooperazione di Bologna, a pochi giorni dalla festa della donna e in presenza dell’assessore regionale alla Salute Massimo Fabi. L’accento dunque resta sulla necessità di prese in carico e cure sempre più mirate, in relazione al genere e non solo, con attenzione alla sostenibilità. Laddove non arriva il sistema pubblico, in sostanza, può di nuovo dare una mano il welfare privato (e spesso cooperativo). Per Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna, “promuovere la medicina di genere nelle nostre imprese, nei percorsi di welfare aziendale e di medicina del lavoro, significa per noi valorizzare sempre di più il contributo fondamentale apportato dalle donne nelle nostre cooperative”.
Dopo anche l’intervento in sala di Lorella Franzoni, docente al dipartimento di Medicina e Chirurgia all’Università di Parma, ci crede molto Anna Piacentini, presidente della commissione Dirigenti cooperatrici di Confcooperative Emilia-Romagna, che parla di medicina di genere come di “argomento poco conosciuto, ma molto impattante: quello che abbiamo scoperto, nel corso della preparazione del convegno di oggi, è che la sintomatologia è differente ma soprattutto i farmaci sono stati elaborati principalmente sul fisico dell’uomo, senza considerare il cambio ormonale della donna, in tutta la sua vita”.
LA REGIONE: CURARE PERSONE DIVERSE IN MODO UGUALE CREA INIQUITÀPartecipa attento al convegno cooperativo Fabi, ricordando che il tema della medicina di genere rientra tra gli obiettivi del mandato, cominciato da qualche mese, e parlando di “medicina di genere come medicina delle differenze, per noi fondamentale. Curare in maniera uguale persone tra loro diverse, non solo per sesso ma anche per orientamento sessuale, età e abitudini personali, significherebbe promuovere disuguaglianze. Calibrare meglio gli interventi, invece, significa- sprona l’assessore- qualità nella cura e nell’assistenza”.
Condivide Manuela Rontini, sottosegretaria alla presidenza della Regione, la quale loda a sua volta il convegno di oggi in via Calzoni ed evidenzia: “Il tema delle medicina di genere è sostanzialmente nuovo, nelle letteratura scientifica specifica, nato approfondendo le malattie cardiovascolari. Ma in Emilia-Romagna ci sono già esperienze e buone pratiche diffuse, nei territori delle Ausl, e il convegno di oggi è una buona opportunità per approfondirle”.
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