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Roma

«Campeggio della Frasca, vittoria attesa da dieci anni»

CIVITAVECCHIA – Una battaglia durata dieci anni si conclude con una sentenza che dà ragione all’Associazione Caponnetto e a quanti, fin dall’inizio, avevano denunciato l’illegittimità della vendita del campeggio La Frasca. Con la sentenza n. 1277/2025, la Corte di Appello di Roma ha infatti dichiarato nullo il contratto di compravendita tra l’Arsial e la società Campeggiatori Pineta La Frasca s.r.l., stabilendo che l’area, essendo un bene di notevole interesse pubblico, non poteva essere ceduta a un soggetto privato. «Era il 2015 quando, per la prima volta, denunciammo l’illegittimità di questa vendita – sottolinea l’associazione Caponnetto – e oggi, dopo dieci anni, la Corte di Appello conferma esattamente le nostre stesse argomentazioni. Dieci anni nei quali l’area è stata abbandonata, lasciata in balia di ladri e vandali, con il campeggio completamente distrutto e con esso i sogni di centinaia di civitavecchiesi che in quel luogo trascorrevano le proprie vacanze, investendo anche risorse personali». Secondo l’Associazione Caponnetto, a rendere ancora più amara questa vicenda è stato il silenzio della politica, «anche di quella che oggi tenta di intestarsi la vittoria, ma che in passato è rimasta inerte, se non complice, davanti a questo scempio». Non sono mancati, infatti, tentativi di cedere nuovamente il campeggio sul mercato, come accaduto nel 2021, un’operazione che l’Associazione dichiara di aver sventato con un intervento deciso. L’azione giudiziaria ha preso il via grazie all’impegno congiunto dell’Associazione Caponnetto, dell’ex assessore Alessandro Manuedda e dell’ex sindaco Antonio Cozzolino. Dopo un’analisi dettagliata sulla legittimazione dell’ente locale a intervenire, è stato presentato un primo ricorso, seguito poi dall’appello che ha portato alla sentenza di questi giorni. «Oggi si torna al punto zero – commenta l’associazione – con l’area che rientra nella disponibilità dell’Arsial. Ci auguriamo che l’ente pretenda dalla società un risarcimento per i danni causati dall’incuria e dalla mancata custodia. Ma, soprattutto, speriamo che l’Amministrazione comunale si impegni in un’azione di rilancio, affinché il campeggio venga restituito alla cittadinanza e torni a essere un fiore all’occhiello della comunità, senza più legami con chi ha portato alla sua distruzione per meri fini speculativi. Se anche l’indagine penale non ha portato a rinvii a giudizio e i reati sono prescritti – conclude l’Associazione – la memoria di quanto accaduto deve restare ben viva nella coscienza collettiva». Ora, la palla passa alle istituzioni: sarà compito del Comune e della Regione decidere il futuro del campeggio La Frasca, affinché possa tornare a essere un bene pubblico al servizio della comunità.

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