Quattro pompieri morti tutti per lo stesso tumore raro. I parenti chiedono di indagare sul possibile collegamento con i PFAS, contenuti in tute e schiume antincendio. VdF: “Avviati accertamenti sul personale”.
Tre pompieri che hanno prestato servizio presso il Comando di Arezzo, in Toscana, dopo essere andati in pensione, sono morti per lo stesso tumore – un glioblastoma di IV grado – tra ottobre 2022 e dicembre 2023. La stessa sorte è toccata ad un ex vigile del fuoco originario dell’Umbria, ma che aveva prestato servizio ad Arezzo.
La Direzione centrale per la Salute del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ha avviato un’indagine interna sulle morti dei tre pompieri e di altri vigili del fuoco deceduti per la stessa patologia in varie zone dell’Emilia Romagna.
“Con riferimento alla notizia di quattro casi di decesso del personale dei vigili del fuoco, già in servizio nel Comando di Arezzo, avvenuti nel periodo ottobre 2022 – dicembre 2023 per glioblastoma (neoplasia cerebrale), si evidenzia che il caso è seguito con la massima attenzione da questo Dipartimento, che è in continuo contatto sul tema anche con le organizzazioni sindacali”, si legge nella nota diffusa dai Vigili del Fuoco.
La vicenda è emersa perché i familiari delle vittime, come spiegato dal quotidiano La Nazione e dal TGR Toscana, hanno deciso di approfondire una storia che a loro non sembrava essere una coincidenza. I parenti delle vittime hanno avanzato l’ipotesi che tra le cause della malattia ci potesse essere l’esposizione ai PFAS, i cosiddetti “inquinanti eterni”, contenuti nei dispositivi in dotazione ai Vigili del Fuoco. Queste sostanze chimiche sono “ancora oggi contenute nei dispositivi in dotazione ai vigili del fuoco – afferma Matteo Ralli, uno dei parenti, alla Tgr Rai -, nelle tute e nelle schiume antincendio”.
Dopo le richieste di approfondimento da parte dei familiari, il caso ha assunto carattere nazionale, dato che gli equipaggiamenti in dotazione ai pompieri sono gli stessi su tutto il territorio. L’intento dei parenti delle vittime non è quello di chiedere denaro allo Stato, ma “l’inizio di una indagine epidemiologica che – spiega Alessio Marraghini, uno dei familiari – potrebbe fare luce su una realtà finora poco esplorata, ma che potrebbe salvare la vita di molti altri lavoratori”. L’iter avviato dai familiari permette ai dipendenti pubblici di far riconoscere come causa del decesso una malattia legata al lavoro svolto.
Gli accertamenti interni saranno volti a indagare il possibile collegamento tra vigili del fuoco ed esposizione ai PFAS. “La Direzione regionale VVF dell’Emilia Romagna sottoscriverà un accordo attuativo con l’Università di Bologna per sottoporre 300 unità di personale che espleta funzioni operative nella regione Emilia Romagna ad esami clinici, su base volontaria, i cui risultati saranno resi in forma anonima. La ricerca consentirà di confrontare i risultati ottenuti con quelli più recenti riportati in letteratura. Tale accordo, inoltre, sarà esteso anche alle altre regioni del territorio nazionale e, in primis, a quello del Comando di Arezzo”, spiega la nota dei Vigili del Fuoco.
Cos’è il glioblastoma
Il tumore contratto dai pompieri, il glioblastoma di IV grado, è una neoplasia cerebrale molto aggressiva che colpisce il sistema nervoso centrale. Finora, la patologia ha avuto una bassa incidenza statistica: 3-4 casi per 100.000 abitanti. I casi di Arezzo, tre per circa 200 vigili del fuoco, hanno dunque insospettito i familiari. L’altro caso sospetto è stato segnalato dalla vedova di un pompiere che risiedeva in Umbria ma che aveva prestato servizio ad Arezzo.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS): “Le radiazioni ionizzanti sono uno dei pochi fattori associati ad un aumento del rischio di sviluppare un glioblastoma. Casi di glioblastoma indotti dalle radiazioni sono stati osservati anni dopo l’esposizione a trattamenti con radioterapia, indicati per un altro tumore o altra condizione clinica. Altre esposizioni ambientali al cloruro di vinile, ai pesticidi, al fumo, alla raffinazione del petrolio e alla produzione di gomma sintetica sono state vagamente associate allo sviluppo dei gliomi. Al contrario, campi elettromagnetici, formaldeide e radiazioni non ionizzanti dai telefoni cellulari non hanno dimostrato di causare il glioblastoma”.
PFAS, perché sono pericolosi per la salute
Oltre alle schiume antincendio e agli indumenti impermeabili, i PFAS si possono trovare in molti oggetti di uso quotidiano come cosmetici, pesticidi, padelle, imballaggi per alimenti, carta igienica, vernici, detergenti per la casa. Sono ampiamente utilizzati per le loro proprieta oleorepellenti, idrorepellenti e la resistenza alle alte temperature, ma gli inquinanti eterni sono anche associati a possibili danni alla salute umana.
Nel corso degli anni, numerosi studi hanno portato alla definizione dei PFAS, da parte dell’IARC, come sostanze “cancerogene per l’uomo”, riferendosi in particolare ai PFOA.
L’esposizione a queste sostanze infatti, può causare gravi danni alla salute. Essendo degli interferenti endocrini, i PFAS sono correlati al rischio di contrarre alcune forme di cancro femminile (utero, ovaie, seno). Sono poi associati al rischio di tumori ai testicoli, ai reni, a danni alla fertilità e possono favorire alti livelli di colesterolo.
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