ROMA – Eccola che arriva, la recessione. Trump non l’aveva esclusa, e i mercati non lo smentiscono. L’indice di riferimento del mercato azionario più seguito al mondo, l’S&P 500, è sceso dell’1,4%. Dopo settimane di vendite, è ora in calo del 10,1% rispetto al picco raggiunto meno di un mese fa ed è in correzione – un termine che a Wall Street si usa per indicare una flessione di oltre il 10% rispetto al suo picco. E’ una linea di demarcazione, per gli investitori. Una soglia di pericolo.
E’ un fenomeno fatalmente riconducibile ai dazi a intermittenza, e ai licenziamenti di massa dei dipendenti federali: un mix esplosivo di incertezza che ha fomentato il malessere della Borsa americana e mondiale. L’incertezza sugli effetti delle politiche di Trump sta spingendo i consumatori a spendere meno e scoraggiando le aziende negli investimenti. Una reticenza sistemica che, a sua volta, traina l’economia verso la recessione.
Altri indici importanti, tra cui il Russell 2000 e il Nasdaq Composite, fortemente tech-heavy, erano già caduti in correzione, spiega il New York Times. Ieri il Nasdaq è sceso del 2%, mentre il Russell 2000 delle aziende più piccole, che tendono a essere più esposte al flusso e riflusso dell’economia, era sceso dell’1,6%.
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