BOLOGNA – Prima aveva provato a preparare un cappio e aveva anche fatto la foto per chiedere consiglio, capire se andasse bene. Ma poi non se l’era sentiva. “No, così non posso. Non ho il coraggio”. E allora, dall’altro capo del telefono in chat, il 18enne con cui si stava scrivendo lo ha incoraggiato a prendere le pillole. Quella maxi quantità acquistata proprio tramite la chat e fatte arrivare da Napoli con un corriere. “Mandale giù tutte insieme, con una bottiglia di vino non ti accorgi di morire. Non sentirai dolore, fallo e basta”. Sono messaggi agghiaccianti e tutto il contesto in cui è avvenuta l’assurda morte di Andrea Prospero, 19 anni, lo è. Quello che l’indagine della Polizia postale ha fatto emergere sul suo suicidio (avvenuto a fine gennaio a Perugia) scoperchia il vaso su un ragazzo evidentemente molto solo, con un grande disagio esistenziale, che aveva però confidato alle persone sbagliate. Ad esempio a questo ragazzino suo coetaneo (che ieri è stato arrestato per istigazione o aiuto al suicidio e ora si trova ai domiciliari), che viveva in provincia di Roma e che il 19enne aveva sempre ‘sentito’ solo attraverso uno schermo, in chat, al quale aveva raccontato l’angoscia per la vita da poco intrapresa da studente fuorisede e il suo sentirsi inadeguato, fuori posto, a disagio.
“STIAMO PARLANDO CON UN MORTO”
Gli aveva confidato, da parecchio tempo, l’intenzione di uccidersi. “Non ne posso più dell’università, non mi piace dividere la stanza con un estraneo, non vado neanche a mensa perché sono a disagio con i miei denti”, aveva scritto in chat Andrea Prospero. Da mesi il ragazzo assumeva farmaci per l’ansia: la prova, scrive il Corriere, è emersa dall’esame dei suoi capelli. Secondo il Corriere, la prima idea di togliersi la vita risalirebbe addirittura a settembre. E il 18enne con cui Andrea chatta, anzichè cercare di fargli cambiare idea o dirgli di chiedere aiuto, lo ha incoraggiato fino all’ultimo a suicidarsi, alla fine quasi intimandoglielo. Forse aveva sottovalutato le reali intenzioni di Prospero? non credeva lo avrebbe fatto davvero? Di certo c’è che quando il 19enne ha smesso di rispondere, il ragazzino ha scritto a un altro utente in chat: “Stiamo parlando con un morto, speriamo che sto coglione non ha lasciato la chat aperta sennò mi sgamano”. All’altro ragazzo un barlume di umanità è venuto. Chiamiamo l’ambulanza? “No, facciamoci i cazzi nostri”. Sono le ultime terribili parole che chiudono il sipario sulla morte di Andrea Prospero.
PROSPERO ASSUMEVA FARMACI PER L’ANSIA
A settembre, di fronte alle prime idee di uccidersi, il 18enne gli dice di procurarsi “una corda e uno sgabello”. Andrea risponde che aveva pensato a una pistola, una Glock. “E dove la compri?”, chiede l’altro. Poi l’ultima tragica mattina, quando Andrea si trova in questo piccolo appartamento b&b che ha probabilmente affittato da gennaio proprio con l’idea di togliersi la vita lì (e non in quello dove abitava come studente fuorisede). È il momento di uccidersi. Il 18enne da Roma lo consiglia: “Prendi una corda, fai un cappio e legala in alto”. Andrea prova a fare il nodo, fa una foto, gliela manda. Ma non se la sente: “Così no, non ho il coraggio”, scrive. Allora entra in scena il piano ‘b’ e l’ipotesi ossicodone. “Ce la puoi fare, vai, ammazzati. Fallo e stai zitto. Prendili tutti assieme, mandali giù direttamente con il cellophane, beviti una bottiglia di vino e non senti dolore. L’oxy dà piacere”. Vicino al corpo sono stati ritrovati sette blister vuoti. Aveva comprato il farmaco, sempre tramite contatti online, da un ragazzo campano conosciuto in chat che ieri è stato denunciato. A casa sua, le forze dell’ordine hanno trovato 10 mila euro. Andrea Prospero si era fatto spedire i medicinali in un locker.
I MESSAGGI CANCELLATI
La Polizia postale ha avuto accesso a questi messaggi attraverso il cellulare di Andrea Prospero, trovato seduto accasciato sulla sponda del letto di questo appartamento. Nella chat intercorsa tra lui e il 18enne i messaggi erano stati cancellati (funzione possibile su Telegram), ma erano rimasti visibili sul telefono del giovane morto suicida. La famiglia ha perso le tracce del giovane, originario di Chieti e studente fuori sede a Perugia da settembre, il 24 gennaio. Il suo corpo è stato ritrovato cinque giorni dopo, il 29 gennaio, dopo che si è fatta viva la donna delle pulizie che aveva il compito di pulire il b&b affittato dal 19enne proprio per uccidersi.
IL LEGALE DELLA FAMIGLIA CONTRO “I PERICOLI DEL WEB”
L’avvocato dalla famiglia Prospero, Carlo Pacelli, ha fatto queste dichiarazioni a LaPresse: “Andrea Prospero si era confidato pensando di aver trovato online un amico, ma questa persona era tutt’altro che un amico. Andrea si è confidato, ha raccontato delle sue fragilità, dei suoi disagi e dall’altra parte invece di un conforto ha trovato qualcuno che ha rafforzato i suoi propositi di farla finita. Addirittura quando era sul punto di lasciar perdere perché gli mancava il coraggio di farlo, questa persona lo ha ‘aiutato’ a mettere in atto i suoi propositi inconfessabili. Tutta questa vicenda accende un allarme sui pericoli del web”.
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