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Una canzone di Lucio Corsi diventa un caso per la parola “zingaro”. L’attivista Rom Rašid Nikolić: “Modifica il testo”


ROMA – Tra qualche giorno uscirà il suo nuovo disco, “Volevo essere un duro”, ma alla vigilia Lucio Corsi è protagonista di un caso lanciato dal marionettista e attivista Rom Rašid Nikolić. Sui social lancia un “appello personale” al cantautore affinché prenda posizione riguardo il testo della sua “Altalena Boy” e lo modifichi. La canzone uscita nel 2015 ha tra le sue frasi la parola ‘zingaro’, termine ritenuto discriminatorio. La porzione incriminata è: “C’è chi dice l’hanno preso gli zingari. E l’han portato in un campo fuori Roma”.

Una dicitura che, secondo Nikolić, alimenterebbe gli stereotipi e pregiudizi sui rom. In uno dei post dedicati alla questione si legge: “Riteniamo estremamente grave l’utilizzo del termine ‘Zingaro’ che è un insulto, un dispregiativo che significa ‘schiavo’. Consideriamo inoltre ancora più grave la diffusione dello stereotipo infondato secondo cui i Rom ruberebbero i bambini, un pregiudizio che ha avuto e continua ad avere conseguenze discriminatorie e violente sulla nostra comunità”.

“In Italia e in Europa, parole come zingaro, gipsy, gitano e simili vengono usate quotidianamente con un significato dispregiativo, alimentando stereotipi e discriminazione nei confronti delle comunità rom e sinte. Non solo nella vita quotidiana, ma anche nei media, nei vocabolari, nella politica, nella musica e perfino nei tribunali, questi termini vengono utilizzati senza conseguenze, mentre chi appartiene alla nostra comunità subisce esclusione, pregiudizi e violenze”, spiega ancora il post. Nikolić chiede anche che “Altalena Boy” non venga inserita nella setlist del tour che partirà ad aprile.

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LA LETTERA INVIATA A LUCIO CORSI

Così, lo scorso febbraio, l’attivista e altre persone hanno inviato una pec a Corsi e al suo management, alla quale – scrive – non hanno mai ricevuto risposta. La lettera è stata pubblicata sui social dell’attivista.

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Nella missiva viene spiegato che il termine ‘zingaro’ “richiama al periodo in cui il popolo Rom fu schiavizzato per 500 anni nei principati Danubiani”. Lo stereotipo del ‘furto’ di bambini, poi, “ha radici antiche ed è stato usato nel corso della storia per giustificare persecuzioni, segregazione e violenze contro il popolo Rom. La sua perpetuazione, specialmente in una canzone dal tono giocoso e infantile, contribuisce a normalizzare un’idea pericolosa e a rafforzare pregiudizi che ancora oggi alimentano odio e discriminazione”.

“Lucio Corsi- si legge ancora- ha un ruolo pubblico e una responsabilità nel veicolare immagini e concetti. La musica non è solo intrattenimento: ha un impatto culturale, sociale e politico. Quando un artista usa stereotipi per costruire una storia, sta contribuendo alla loro perpetuazione. Dire ‘non lo sapevo’ non elimina l’effetto del danno che le sue parole possono causare”.

Inoltre, “anche se Lucio Corsi, l’autore, introduce questa accusa come per bocca di altri con ‘c’è chi dice’, non lo esime dalla responsabilità di aver scelto di includere e diffondere un pregiudizio infondato: è comunque una sua responsabilità. Non è un semplice osservatore neutrale: ha deciso consapevolmente di dare spazio e amplificare un’accusa falsa e discriminatoria contro i Rom, senza decostruirla, metterla in discussione e senza alcun lavoro critico”.

L’APPELLO PERSONALE A LUCIO: “PRENDI POSIZIONE, PORTA UN CAMBIAMENTO PERCHÉ SEI SIMBOLO DI DIVERSITÀ E CAMBIAMENTO”

In un altro post, Nikolić si rivolge in video a Lucio Corsi: “Voglio immaginare un mondo dove tu non soltanto ti avvicini alla causa, ma prendi una posizione e porti un cambiamento perché per tanti sei un simbolo di diversità, di cambiamento”. E spiega: “Dire zingaro in Italia ancora non è illegale, ma questo non lo rende meno moralmente discutibile”.

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“In più, aggravante, lo stereotipo di rubare i bambini eccetera. Io quando ero bambino anche seguivo Topo Gigio, Dodo, l’albero azzurro e anche io mi sentivo rappresentato da quel mondo di fiabe. E io vorrei che tu raccontassi delle fiabe e continuassi a farlo, che però valgono anche per noi, che ascoltiamo e non ci sentiamo feriti”.

A sostegno della causa è stata anche lanciata una petizione. Eccola di seguito.

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