La sesta edizione del Rapporto di Civil Liberties Union for Europe inserisce il nostro Paese tra i Paesi ‘smantellatori’, insieme a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia. Ecco per quali ragioni.
L’Italia bocciata sul fronte della tutela dello Stato di diritto. Lo certifica la sesta edizione del Rapporto di Civil Liberties Union for Europe (CLUE), organizzazione che si occupa del rispetto dei diritti civili all’interno dell’Unione europea. Nel report, stilato da 43 organizzazioni non governative provenienti da 21 diversi Paesi dell’Ue, viene chiaramente spiegato che “la recessione democratica dell’Europa si è aggravata nel 2024 e i Paesi considerati roccaforti democratiche stanno scivolando verso tendenze autoritarie“. E ancora: “L’uso minimo che l’Unione europea ha fatto del suo strumento di tutela dello Stato di diritto ha fatto solo un buco nell’acqua“.
Il report si basa su alcuni criteri come le violazioni della giustizia, i casi di corruzione, la libertà dei media, lo spazio civico e i diritti umani. Ne esce fuori un quadro decisamente poco favorevole all’Italia, che viene inserita nella lista dei Paesi cosiddetti “smantellatori” dello stato di diritto, insieme a Slovacchia, Romania, Bulgaria e Croazia. Peggio di noi, solo l’Ungheria che, secondo il rapporto, ha registrato “una ulteriore regressione democratica“.
Ma perché l’Italia viene inserita in un contesto così desolante? Il rapporto spiega che il nostro governo, così come quello bulgaro, croato, slovacco e rumeno, sta “minando sistematicamente e intenzionalmente lo stato di diritto in quasi tutti i suoi aspetti“.
La terza categoria indicata dal report riguarda invece i cosiddetti “Paesi tartarughe“: democrazie forti che però “stanno registrando un declino isolato, ma comunque preoccupante, in alcune dimensioni, con il rischio che gli standard più bassi diventino una tendenza“. Si tratta di Belgio, Francia, Germania e Svezia.
Nella quarta categoria, invece, ci sono Grecia, Irlanda, Malta, Spagna e Paesi Bassi: in questo caso, “ristagnano o registrano solo progressi minimi negli indicatori dello stato di diritto“.
Nella quinta categoria troviamo invece Estonia e Repubblica Ceca, indicati come “Stati che lavorano duramente” perché hanno fatto registrare “sforzi significativi e genuini per migliorare il ruolo della società civile imprimendo un cambio positivo alla situazione dello stato di diritto“.
Un discorso a parte viene invece riservato alla Polonia, dove “il nuovo governo ha tentato di ripristinare l’indipendenza della Magistratura e il pluralismo dei media ma senza grandi progressi“. Questo, secondo il report, dimostra che “affrontare la compromessa indipendenza delle istituzioni è un’impresa estremamente impegnativa e fragile“.
Va sottolineato che le aree tematiche su cui si basa il rapporto di Civil Liberties Union for Europe riguardano, anche e soprattutto, l’attuazione delle raccomandazioni della Commissione europea nell’anno precedente. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, il report sottolinea che “le riforme discusse o approvate nel corso del 2024 minano profondamente lo Stato di diritto, promuovendo un approccio autoritario ed estremamente punitivo che stravolgerà il volto del sistema giudiziario italiano“. Un chiaro riferimento alla riforma della giustizia a cui punta il governo Meloni, ma anche ad alcune leggi repressive preparate ad hoc, come quelle contro gli attivisti per il clima. Non va meglio sul fronte della libertà di stampa, che secondo il report, in Italia, “è stata sottoposta a crescenti pressioni“.
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