In tempi difficili come quelli che si preannunciano per l’agricoltura made in Ue a causa della spirale di dazi innescata dall’amministrazione Trump, secondo il sindacato dei coltivatori è necessario garantire il reddito degli agricoltori.
È questo il messaggio che Coldiretti ha espresso durante l’incontro avvenuto a Roma tra il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, e la presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Veronika Vrecionova, durante l’evento “Agricoltura È”. Si tratta dell’unico modo per assicurare la sovranità e la sicurezza alimentare è garantire queste risorse evitando, sostiene Coldiretti, l’accorpamento dei fondi della Politica Agricola Comune, (PAC).
Il punto nodale sostenuto dall’associazione dei produttori agricoli è che i fondi per l’agricoltura vadano ai “veri agricoltori”. Sullo sfondo vi è l’inadeguatezza dei fondi destinati al settore agricolo rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti e in Cina, i dati riportati evidenziano come a fronte di 386 miliardi di euro (in totale fino al 2027) della nostra PAC, Gli Stati Uniti destinino al sostegno all’agricoltura 1.400 miliardi di dollari in dieci anni. La Cina invece dichiara di produrre “il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione”.
Diventa allora per Coldiretti essenziale colmare questo divario intervenendo sul contrasto alla concorrenza sleale dei produttori extra Ue che possono importare prodotti realizzati in violazione delle norme comunitarie riguardo l’utilizzo di pesticidi, diritti dei lavoratori e tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ciò, conclude l’associazione, rappresenta di fatto “un dumping insostenibile per le aziende agricole italiane e dell’Unione che fanno crollare i prezzi pagati nelle campagne e mettono a rischio la salute dei cittadini consumatori. Un principio da tenere in considerazione nella stipula degli accordi commerciali, come nel caso del Mercosur.”
La “guerra dei dazi” è stata scatenata dagli Stati Uniti per ragioni economiche. L’amministrazione statunitense mira a costringere il Vecchio Continente a spendere di più per la propria sicurezza, vedi il disimpegno Usa all’interno della NATO e a rendere più equa la bilancia commerciale tra Ue e Usa. L’Unione, che al momento gode di un surplus di export negli Stati Uniti, per Donald Trump deve acquistare più beni made in Usa. Sullo sfondo della guerra doganale c’è il debito pubblico statunitense di 36mila miliardi di dollari. Una cifra mostruosa che rischia di far fallire il Paese. Trump ne è cosciente e considera l’Unione europea un pericolo al pari della Cina. Il fatto che la prima sia formalmente alleata degli Usa e la seconda no, pare fare poca differenza per il presidente che ribadisce in ogni intervista come l’Unione si sia approfittata degli Stati Uniti e che alcuni amici sono peggio dei nemici. L’amministrazione vuole spingere più aziende possibile a investire negli Stati Uniti anche rendendo più costoso l’import dei prodotti realizzati altrove.
The Trump plan for the great American comeback is simple: We want companies to invest right here in America—in our own workers and factories.
That means cutting taxes, slashing regulations, and unleashing energy so we can become the industrial powerhouse of the next century. pic.twitter.com/DCmKZNVkEE
— JD Vance (@JDVance) March 18, 2025
President Trump’s economic polices are simple: if you invest in and create jobs in America, you’ll be rewarded. We’ll lower regulations and reduce taxes.
But if you build outside of the United States, you’re on your own.
— JD Vance (@JDVance) March 10, 2025
Ma gli effetti dei dazi in Italia si stanno già facendo sentire. I produttori di prosecco hanno smesso di inviare carichi negli Stati Uniti. Il tempo di consegna del vino è pari a un mese e il rischio che gli importatori non vogliono correre è che questo una volta arrivato nella dogana statunitense sia tassato al 200%, tassa che spetta pagare a chi acquista.
Coldiretti mette in guardia sui costi dei dazi sul settore del vino. Questo potrebbe costare 6 milioni di euro al giorno di mancati introiti. Secondo le stime diffuse le tariffe aggiuntive al 200% potrebbero far perdere fino al 70-80% delle esportazioni. Si tratta di un doppio danno poiché a quello economico di breve periodo “rischia di aggiungersene uno a livello strutturale, con la perdita del posizionamento del prodotto sugli scaffali statunitensi.”
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L’articolo Coldiretti: “Contro i dazi imperativo sostenere il reddito degli agricoltori” proviene da Notizie da TeleAmbiente TV News.