ROMA – Le borse mondiali affondano, travolte da un’ondata di vendite che ha già bruciato migliaia di miliardi in capitalizzazione.
Tokyo e Seul crollano, Wall Street apre in profondo rosso, e l’Europa segue a ruota. L’incertezza geopolitica e la prospettiva di una guerra commerciale globale spaventano gli investitori. Ma mentre i mercati vacillano, Donald Trump torna a infiammare i social con toni da campagna elettorale e messaggi muscolari sulla politica commerciale americana.
“Gli Stati Uniti hanno la possibilità di fare qualcosa che sarebbe dovuto essere fatto decenni fa”, ha scritto su Truth Social. “Non siate deboli! Non siate stupidi! Non siate dei pavidi! Siate forti, coraggiosi e pazienti: la grandezza sarà il risultato!”
Un messaggio lanciato in pieno crollo finanziario globale, e che arriva poche ore dopo l’annuncio di nuovi dazi su larga scala, inclusa un’imposta del 25% sulle automobili importate.
GIAPPONE, CINA ED EUROPA NEL MIRINO
Nel secondo tweet Trump ha puntato il dito contro il Giappone, accusandolo di trattare male gli Stati Uniti sul piano commerciale: “Non prendono le nostre auto, ma noi importiamo milioni dei loro prodotti”. Ma è l’ultima parte del messaggio a lanciare un segnale ancora più forte: “Tutto deve cambiare, ma soprattutto con la CINA!!!”.
Secondo diverse fonti, Washington starebbe valutando un nuovo pacchetto di misure commerciali contro Pechino, in particolare nei settori tecnologico, agricolo e automobilistico.
Von der Leyen: “Pronti a negoziare, ma anche a rispondere”
Anche l’Unione Europea è coinvolta nello scontro. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha replicato con fermezza, dicendosi aperta al dialogo ma pronta a reagire:
“Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti. Abbiamo offerto tariffe zero per zero per i prodotti industriali, come abbiamo fatto con molti altri partner tradizionali, perché l’Europa è sempre pronta per un buon accordo. Ma siamo anche pronti a rispondere attraverso misure di controllo e a difendere i nostri interessi.”
Una posizione che trova ampio consenso tra gli Stati membri, i quali stanno già valutando possibili contromisure, tra cui dazi mirati e strumenti per tutelare settori strategici.
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