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«Agricoltura e turismo, due pilastri che non possono essere compromessi»

TARQUINIA – Bilancio molto soddisfacente a Tarquinia per l’esito della manifestazione che si è svolta domenica mattina nel parco archeologico di Vulci, contro il deposito di rifiuti radioattivi. Tra i tanti che hanno preso parte al corteo c’era anche una delegazione dell’Università Agraria di Tarquinia. Hanno partecipato alla marcia per la tutela dell’ambiente, il presidente Alberto Riglietti, l’assessore Claudia Rossi e il presidente del consiglio Silvano Olmi. «È stata una manifestazione che ha visto la partecipazione di moltissima gente – commenta Silvano Olmi, presidente del consiglio dell’Università Agraria e noto ambientalista – la Tuscia ha reagito bene e ha detto un secco no ad un progetto folle che rischia di colpire l’ambiente e la popolazione». «La provincia di Viterbo ha due pilastri nell’agricoltura e nel turismo – dichiara l’assessora Claudia Rossi – non possiamo permettere che il deposito di scorie radioattive comprometta questi due pilastri della nostra economia» «Mancano le analisi epidemiologiche sui tumori della provincia – dice Alberto Riglietti, presidente dell’Università Agraria – non possiamo ulteriormente aggravare una situazione sanitaria già compromessa. Dobbiamo difendere la salute pubblica». Alla manifestazione di protesta “No Scorie”, organizzata da Tuscia in Movimento, ha preso parte anche il gruppo locale di Tarquinia dell’associazione ambientalista Fare Verde. Un lunghissimo corteo, di almeno tremila persone, ha percorso un tragitto di circa due chilometri fino a raggiungere l’area antistante il Casaletto Mengarelli, dove si sono alternati gli interventi degli organizzatori e di esponenti della società civile e della politica. Fare Verde, fedele agli insegnamenti del suo fondatore Paolo Colli, rimarca l’impegno e la chiara volontà di preservare l’ambiente per le generazioni future. «Da sempre Fare Verde sostiene che i rifiuti radioattivi debbano essere tombati negli impianti che li producono, in depositi di piccole dimensioni. Il progetto del mega impianto sarebbe un’ulteriore servitù per la Tuscia, già di per sé un territorio fragile, a forte vocazione agricola e turistica, che da troppi anni subisce la presenza di impianti altamente inquinanti». La protesta non si ferma qui, Il prossimo appuntamento per dire no al deposito di rifiuti radioattivi sarà a Corchiano l’11 maggio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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