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Sei complice. Il revenge porn nell’esperimento sociale di IED Roma: “Chi guarda non è uno spettatore innocente”


ROMA – “Guardate tutti quella stronza della mia ex nuda”, “Vaffanculo Elisa, ora tutti vedranno i tuoi video”. Sono solo due delle frasi che sono apparse nelle ultime settimane su alcuni volantini affissi in punti nevralgici di Roma, piazza Bologna, piazza Trilussa, quartiere San Lorenzo, Trieste e Ostiense.

Parole scritte in maiuscolo e accompagnate da un Qr Code che, se inquadrato, promette di mostrare dei ‘nudes’ di alcune ragazze. Video intimi, privati, che rischiano di essere condivisi in una spirale senza fine. Se scannerizzi il Qr Code, se l’annuncio ti cattura, “Sei complice”. Ne sono sicure le studentesse di IED Roma che hanno messo in piedi una vera e propria campagna di guerrilla marketing contro il revenge porn.

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LA CAMPAGNA

“Condividere materiale pornografico senza il consenso dell’altro è reato. Il revenge porn non è solo un contenuto, è una violenza. E chi guarda non è uno spettatore innocente” è quanto rivendicano le giovani che si sono mosse con l’obiettivo di “interrompere l’indifferenza, generare disagio e trasformare la curiosità in consapevolezza”.

In uno dei video, volutamente provocatorio, una ragazza – incitata da una voce maschile – viene inquadrata un attimo prima di spogliarsi. Mentre l’inquadratura si stringe sul suo busto, la camera si sposta sul volto di un ragazzo: “Volevi vederla nuda senza il suo consenso? Guarda che condividere materiali pornografici senza il permesso dell’altro è un reato. E chi guarda non è uno spettatore innocente. Se guardi, sei complice”, dice.

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“L’idea è nata da una nostra collega che fa parte del gruppo del progetto Sei Complice- spiega all’Agenzia Dire Clara Vella, referente della campagna- è una ragazza che ha subito revenge porn. Siamo partiti dalla sua esperienza e durante un corso universitario avevamo l’opportunità di creare una campagna di comunicazione senza paletti, potevamo scegliere un tema che fosse importante da trattare”.

I DATI DEL FENOMENO

I numeri parlano chiaro: in Italia, negli ultimi anni, circa 5 milioni di persone sono state vittime di revenge porn, mentre 14 milioni hanno visualizzato contenuti privati non consensuali. Il dato più allarmante riguarda la normalizzazione di questo fenomeno: l’84% di chi riceve queste immagini e le condivide si dice pronto a farlo di nuovo. Un meccanismo pericoloso, che trasforma le vittime in oggetti e rende chi guarda parte del problema. E di tutto questo, nel nostro Paese, “si parla ancora poco”, aggiunge Clara. “Alcuni non conoscono il fenomeno o fanno finta di non conoscerlo”, dice.

“Abbiamo deciso di prendere una posizione su questo tema e farlo in modo molto provocatorio per colpire chi guarda e fruisce di questi contenuti- continua Clara-. Anche perché di solito si parla sempre alle vittime, viene chiesto loro di essere forti, di denunciare, ma mai si punta il dito contro chi guarda e fruisce di questi contenuti”.

L’ESPERIMENTO PER LE STRADE DI ROMA

Come si è tradotto questo nella pratica? “Abbiamo deciso di fare questi Qr Code, fingendoci di essere gli ex che vogliono vendicarsi della propria fidanzata. E abbiamo messo quelle frasi provocatorie nei punti nevralgici di Roma, ma anche nei bagni dei locali”.

Monitorando i volantini e la reazione della gente “abbiamo visto che alcuni filmavano e scannerizzavano il Qr Code, altri andavano via anche se leggevano il volantino. Pochissime erano le persone che effettivamente poi lo strappavano”. Nel gruppo di Clara ci sono anche Gaia Parmigiani, Pamela Marcelli, Martina Martucci e Carlotta Ardu.

La campagna Sei complice continuerà nei prossimi giorni con ulteriori contenuti sulla pagina Instagram @seicomplice. Per trovare ulteriori informazioni e testimonianze di ragazze vittime di revenge porn è nato anche un sito internet www.seicomplice.org.

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