ROMA – Un oud, lo strumento a corde tipico della tradizione araba, insieme a una chitarra classica intonano ‘Bella ciao’. A suonare sono due adolescenti palestinesi, circondati da bambini che battono le mani a tempo e cantano, scandendo persino qualche parola in italiano. Il video è stato registrato tra le tende dei profughi di Gaza, dove evidentemente è nota la canzone dedicata alla memoria dei partigiani italiani che, durante la Seconda guerra mondiale, combatterono contro i nazi-fascisti. Un brano divenuto celebre che ricorre spesso anche durante manifestazioni di protesta, tra le piazze di Iran, Iraq, Egitto e Algeria e tanti altri Paesi.
Il video è stato pubblicato martedì scorso su Instagram da Ahmed Muin Abu Amsha, un musicista di Gaza, insegnante di musica e fondatore dell’associazione Gaza Birds Singing (Gbs), che dall’ottobre 2023 suona strumenti e canta per portare sollievo alla popolazione, soprattutto ai bambini.
“Buongiorno a tutti amici, ho registrato questo video per dirvi che stiamo bene” si legge nel post. “La notte scorsa ci sono stati tanti bombardamenti e anche tanti brusii. Ho cercato di registrare una canzone ma il rumore era troppo forte. Così sono andato a dormire e poi sono iniziati i bombardamenti, è stato orribile. Ora qui stiamo tutti bene”.
Il brusio a cui Abu Amsha fa riferimento è quello dei droni israeliani che sorvolano la Striscia. Ieri, in un altro post, ha spiegato: “Da 24 ore continua il rumore dei droni di sorveglianza, che è diventato insopportabile. È un brusio che non smette mai, basso, tagliente e costante. Non è solo rumore, è una tortura psicologica”. Il musicista riferisce che la gente, esausta, “non riesce a mangiare. Ci copriamo le orecchie per disperazione, ma non possiamo sfuggire. Ho persino cercato di cantare per coprirlo ma non è servito a niente. Questa non è una vita normale. Questa è una guerra mentale”.
Da ieri, decine di persone sono morte da nord a sud nei raid israeliani, tra cui una trentina di membri della famiglia Abu Amsha, nei bombardamenti contro la città di Shujaiyya. “Erano parenti lontani ma a Gaza sembrano tutti vicini- dichiara il musicista in un terzo post- ed erano comunque madri, padri figli… Quanto ancora può sopportare il cuore?”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it