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Gaza, da Pd, M5s e Avs la mozione unitaria per il riconoscimento dello Stato di Palestina


ROMA – Oggi pomeriggio, Pd, M5s e Avs hanno presentato in conferenza stampa una mozione congiunta per riconoscere lo Stato di Palestina. Undici impegni in totale, “aperti a tutte le forze politich che vorranno sostenerlo” ha detto Schlein. Per la segretaria del Pd si tratta “di una mozione unitaria necessaria. Gaza è ripiomabata nel silenzio e nell’indifferenza. È importante aver scritto insieme una mozione che deve avviare un dibattito nel Parlamento e nel paese. Nessuno di noi è disposto a tacere. È un fatto politico importante, i numeri dei morti sono saliti, oltre 50mila di cui gran parte donne e bambini (…)Chiediamo il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina anche da parte dell’Unione europea. Infine non accettiamo più da parte di nessuno la costante delegittimazione della Corte penale internazionale”.

Per il presidente del M5S, Giuseppe Conte “è assolutamente necessario tenere accesi i riflettori della comunità politica italiana e internazionale, perché quello che sta accadendo a Gaza sfida le nostre coscienze e i notri valori, interroga il nostro modo di percepire e rappresentare quello che alcuni definiscono il nostro canone occidentale, la nostra concezione dello Stato di diritto. A Gaza sta accadendo un crimine contro l’umanità che si dipana giorno dopo giorno, il prossimo 7 ottobre saranno due anni e non si tratta di un effetto collaterale o di un episodio orribile, ma del sistematico sterminio della popolazione palestinese”.

Per il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, la mozione presentata oggi è “l’occasione per dire al Governo italiano, al Parlamento della Repubblica e a questo Paese che è arrivato il momento di cambiare passo, che non ne possiamo più delle parole di circostanza, del balbettio imbarazzato e tremebondo, di chi viene in aula a dire sempre la stessa cosa”.

I PUNTI DELLA MOZIONE

Il testo impegna il Governo:

1) a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei ‘due popoli, due Stati’;2) a promuovere – forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;3) a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;4) a sostenere il cosiddetto ‘Piano arabo’ per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania;5) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell’Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;6) a provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla Relazione dell’anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all’art. 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185)’.

‘7) a sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;8) a esigere la tutela dell’incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l’occupazione militare illegale di tali territori e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;9) a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, per le ripetute violazioni dell’art. 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;10) a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previso obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;11) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.

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