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La pizza di Pasqua: occasione da cogliere per Civitavecchia

CIVITAVECCHIA – Il 14 ottobre 1894, Domenico Melegatti, pasticciere veronese, deposita all’ufficio brevetti la ricetta del pandoro, dolce morbido con la caratteristica forma a stella con otto punte, la cui lontana origine può essere rintracciata in un dolce tipico della città scaligera: il “levà”. Nel 1919, alla fine della Grande guerra, il pasticciere milanese Angelo Motta presenta il panettone come lo conosciamo oggi noi: alto, soffice, guarnito di uva sultanina e candidi. Le origini del panettone milanese si perdono nei secoli ma la prima ricetta scritta apparve sul “Nuovo cuoco milanese economico” pubblicato nel 1853 da Giovanni Felice Luraschi. Sempre Angelo Motta, al fine di sfruttare di più gli impianti utilizzati fino a quel momento solo per la produzione del natalizio panettone e su suggerimento di Dino Villani responsabile della pubblicità della sua azienda, creò negli anni Trenta del secolo scorso la colomba pasquale. Purtroppo, la pizza di Pasqua di Civitavecchia non ha avuto la fortuna d’incontrare nella sua storia plurisecolare un Motta o un Melegatti. Il paradosso è che in quegli anni, la nostra pizza aveva pari fama in Italia di quei dolci che oggi spopolano sulle tavole pasquali e natalizie degli Italiani. Anche le origini del dolce civitavecchiese si perdono nel tempo. Le prime notizie certe le abbiamo nel 1872 quando in un sonetto romanesco si esalta la nostra pizza e si mette in guardia i civitavecchiesi perché i fornai romani, indispettiti dal loro successo, la vogliono produrre in loco. Andando a rileggere le pubblicità apparse sui giornali negli ultimi decenni dell’Ottocento, i fornai civitavecchiesi e quelli romani sfornavano migliaia di pizze pasquali per soddisfare la gola dei romani. Anche l’arcimilanese “Corriere della Sera” cita la nostra pizza declassandola a “una mediocrissima imitazione” del loro panettone”. In quegli anni, Angelo Motta non lo aveva ancora modificato, e forse il panettone milanese e la pizza di pasqua civitavecchiese si assomigliavano nella forma non certamente nel sapore. A difendere l’originalità e la bontà del dolce civitavecchiese, si pronunciò addirittura il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio che nel gennaio 1909 indicò la nostra pizza fra i migliori e più conosciuti prodotti della gastronomia italiana (il panettone e il pandoro nell’elenco non comparivano). Diciassette anni dopo, nel 1926, un altro decreto ministeriale citava di nuovo la pizza di Civitavecchia insieme al panettone di Milano e al panforte di Siena, indicandoli fra i principali dolci italiani per cui era consentita la produzione con farina bianca di frumento. E poi? Il panettone, il pandoro, la colomba pasquale conquistarono sempre di più il mercato nazionale, diffondendosi in tutte le regioni italiane, diventando i dolci tipici di Natale e di Pasqua. Civitavecchia con i suoi deliziosi biscottini di Natale e le pizze di Natale si chiuse in se stessa, perdendo anche il mercato romano, principale sfogo della loro produzione. Oggi, a quasi cento anni da quel decreto ministeriale, l’Amministrazione comunale, alcune associazioni cittadine e ancora pochi produttori locali con la mentalità giusta stanno cercando di riconquistare quelle ed altre quote di mercato. Ai primi di marzo 2025, il Comune, tramite l’apposita Commissione tecnica, ha riconosciuto la Denominazione Comunale di Origine De.C.O. alle due versioni della pizza di pasqua: la classica e quella con il cioccolato. Nei giorni successivi tre forni hanno acquisito il marchio De.C.O. per i loro prodotti. Ci auguriamo che altri forni presto seguono la medesima strada. Domenica scorsa la Pro Loco presieduta da Maria Cristina Ciaffi e la Confraternita dell’antica zuppa di pesce e della cucina tradizionale civitavecchiese, rappresentata dal “notaio” Massimo Siliani, hanno premiato i vincitori del primo concorso per la migliore pizza di Pasqua di Civitavecchia realizzata da principianti. L’evento ha avuto un grande successo di partecipanti, ventuno, e di pubblico che ha affollato la premiazione svoltasi al Ristorante Tsade in via Enrico Toti. L’assessore Enzo D’Antò, la presidente della Fondazione Gabriella Sarracco e il consigliere comunale Giancarlo Cangani hanno premiato Paride Centurioni (1° classificato), Federica Pernici (2° classificata) e Mayla Leblanc (3° classificata). Piccole ma preziose iniziative che se ripetute e consolidate possono diventare stimolo e attrazione per tanti, anche non civitavecchiesi, promuovendo l’immagine di Civitavecchia fuori dai confini cittadini, con la speranza di una crescita economica legata al nostro eccellente patrimonio gastronomico.

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