MODENA – In un mondo nel quale la tecnologia pervade ormai ogni ambito delle nostre vite, e in particolare quelle dei più giovani, diventa necessario interrogarsi sui rischi che una tale trasformazione comporta, per immaginare nuove strategie educative per farvi fronte. È sulla base di queste esigenze che nascono i patti educativi digitali, uno strumento che può essere inteso come un patto di corresponsabilità fra i giovani, la scuola e le famiglie e che si apre a tutti i soggetti coinvolti nell’educazione delle persone di minore età. In questo contesto si inserisce il protocollo d’intesa tra l’Istituto Comprensivo di Montefiorino, in provincia di Modena, e l’Officina Informatica Det – Diritto, Etica e Tecnologie del Crid, il Centro di ricerca interdipartimentale su discriminazioni e vulnerabilità di Unimore. L’accordo ha l’obiettivo di promuovere – mediante una serie di iniziative – un’educazione digitale consapevole tra i giovani, le loro famiglie, il mondo della scuola e le associazioni del territorio.
SEVERI: “L’EDUCAZIONE DIGITALE RAPPRESENTA OGGI UNA SFIDA CRUCIALE”
Un primo evento si è tenuto lo scorso 22 marzo, a partire dalle ore 9:30, nella sala “E. Gorrieri” di Rocca di Montefiorino. Durante l’iniziativa è stato presentato l’accordo e si è tenuta una tavola rotonda dal titolo ‘Facciamo un patto!’, in cui si è parlato delle opportunità e dei rischi che presenta la tecnologia, e su come i patti digitali di comunità possano costituire uno strumento volto alla formazione nell’uso dei dispositivi tecnologici e dei social network. “L’educazione digitale”, commenta Claudia Severi, dottoranda di ricerca in Humanities, Technology and Society, nonché responsabile della segreteria scientifica del Crid, “rappresenta oggi una sfida cruciale per garantire un uso consapevole e responsabile delle tecnologie, in particolare tra i più giovani. La sottoscrizione di questa convenzione con l’Istituto Comprensivo di Montefiorino è un passo significativo in questa direzione: attraverso la collaborazione tra scuola, università e territorio, possiamo promuovere una cultura digitale basata sulla consapevolezza, la responsabilità e la partecipazione attiva”. Per Severi, “il Crid e l’Officina informatica Det, fondata dal professor Thomas Casadei, sono lieti di contribuire a questo tipo di percorsi, che coniugano attività di ricerca sull’impatto delle tecnologie e terza missione dell’università, con l’obiettivo di costruire strumenti concreti per affrontare le sfide dell’era digitale”.
GUIDUCCI: “IL DIGITALE RICHIEDE UN CAMBIO DI PARADIGMA”
“Il processo di digitalizzazione della scuola- aggiunge la professoressa Guiducci- impone oggi a noi operatori della scuola una riflessione e la messa in campo di una serie di azioni coordinate e strutturate, nella consapevolezza che il digitale richiede un cambio di paradigma rispetto alla scuola tradizionale. Ciò implica preparare adeguatamente il contesto, formando i docenti a un nuovo tipo di didattica, più collaborativa, e, contemporaneamente, supportando e coinvolgendo le famiglie e la comunità nel processo di digitalizzazione”. Per la dirigente scolastica, “le prime ricerche hanno confermato che esiste un’associazione negativa tra l’anticipo dell’accesso a smartphone e social media e le capacità di apprendimento, pertanto è urgente adottare politiche scolastiche ed educative mirate a promuovere un uso consapevole e regolato della tecnologia tra i minori”. E conclude: “Solo così la scuola potrà andare incontro ai rapidissimi cambiamenti tecnologici a cui stiamo assistendo senza rischiare di non rimanere al passo coi tempi”.
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