ROMA – Dalla città di Doha, nel Qatar, distante oltre 4.500 chilometri, arriva un’ottima notizia per le popolazioni dell’est della Repubblica democratica del Congo. Il governo di Kinshasa e il Movimento del 23 marzo (Mouvement du 23 Mars, M23) hanno firmato una dichiarazione di intenti al fine di “lavorare insieme a una cessazione immediata delle ostilità”, per raggiungere “una pace duratura”, con spirito di “comprensione reciproca e comune volontà”, a partire dalle “cause profonde” del conflitto. È quanto si legge nel documento, rilanciato dai canali social di entrambi gli organismi.
Non si tratta di un cessate il fuoco vero e proprio, ma dell’impegno che le parti si assumono per raggiungere quell’obiettivo, a partire da una “cessazione immediata delle ostilità, dei discorsi d’odio e delle intimidazioni” per tutta la durata dei colloqui, come si legge nel documento.L’obiettivo: riportare la pace nelle province di Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri, preda di violenze dalla fine di gennaio da parte del gruppo armato, che ha tolto al controllo dello Stato centrale le principali città dell’area e causato la morte di centinaia di civili.Ma la militanza armata dell’M23 ha radici più lontane, così come da anni queste regioni sono bersaglio dei gruppi armati. La società civile locale sostiene che dal 2012, ben 2 milioni di persone abbiano perso la vita a causa di attacchi e scontri, originati dalla competizione per le risorse naturali e minerarie di cui l’area è ricca.
La dichiarazione di intenti siglata ora a Doha apre la strada a una pace nella regione. La bozza, come riferisce Radio France Internationale, era pronta dallo scorso 17 aprile, ma si attendeva la firma del presidente della Repubblica, Felix Tshisekedi. Ora, il prossimo passo sarà tenere fede all’impegno di un dialogo vero e costruttivo.Quello di Doha è il primo appuntamento che vede esponenti del governo congolese sedere allo stesso tavolo con membri del gruppo M23. Il governo di Kinshasa finora si era sempre rifiutato di aprire un canale di dialogo diretto, anche alla luce delle accuse che rivolge al Ruanda, di essere il reale mandante e finanziatore delle violenze nell’est del Congo. Accuse sostenute anche da report delle Nazioni Unite, che tuttavia Kigali respinge con forza.
L’emirato del Qatar è riuscito tuttavia nell’impresa; a precedere la firma della dichiarazione congiunta, un incontro tra il ministro di Stato Mohammed Al-Khulaifi, responsabile del dossier, e Massad Boulos, consigliere capo per l’Africa alla Casa Bianca (in foto). Anche gli Stati Uniti stanno seguendo con attenzione gli sviluppi della crisi che potrebbe innescare un conflitto più ampio nella regione africana dei Grandi Laghi.
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