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Un ‘Franciscus 2’? No grazie: a dirlo il cardinale Muller, quello del “meglio Trump di Biden”


ROMA – “Il futuro Papa non è un successore del suo predecessore, ma un successore di Pietro”: il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, dell’ala conservatrice del Conclave, è uno dei pochi porporati arrivati in Vaticano, a rilasciare una lunga intervista e a togliersi più di un sassolino dalla scarpa.

Così mette nero su bianco che per lui un’era si è chiusa definitivamente, e per fortuna (sua): “Si è chiuso un capitolo nella storia della Chiesa- spiega in un’intervista pubblicata sul quotidiano “la Repubblica”- Chiaramente l’ultimo giudizio tocca a Dio, non possiamo giudicare le persone. Se parliamo del pontificato, invece, ci sono diverse opinioni”, aggiunge il teologo tedesco anticipando che non farà sconti a Papa Bergoglio, neanche da morto

“PAPA FRANCESCO? AMBIGUO SU OMOSESSUALI, DONNE E ISLAM”

“È unanime l’apprezzamento per l’impegno di Francesco con i migranti, i poveri e per superare le divisioni tra il centro e la periferia- mette le mani avanti Muller – Dall’altra parte, però, in alcuni momenti è stato un pò ambiguo”. E da lì affonda il colpo: “Ad esempio quando con Eugenio Scalfari ha parlato di resurrezione. Con papa Benedetto abbiamo avuto la chiarezza teologica perfetta, ma ognuno ha i suoi carismi e le sue capacità e penso che papa Francesco li avesse più nella dimensione sociale”, minimizza poi. I nodi da sciogliere non sono solo relativi alla dottrina teologica, anzi, ma sugli aspetti più progressisti della ‘politica’ di Bergoglio: gay, donne e altre religioni. Così, su cosa pensa in merito alla benedizione delle coppie omosessuali, Muller rilancia: “Il prossimo Papa “deve chiarire. Il documento approvato sotto Francesco voleva aiutare pastoralmente queste persone, ma non si deve relativizzare la dottrina cattolica del matrimonio”. Altra domanda che mostra la distanza tra i due è quella sulla nomina di Papa Francesco di una donna predetta di un dicastero vaticano, quindi di suor Simona Brambilla oggi prefetto del Dicastero per la vita consacrata e le Società di vita apostolica. “Quando di tratta di uffici amministrativi come il Governatorato non c’è problema che venga gestito dai laici, ma la curia romana è un ente ecclesiastico”. Insomma,”L’impressione della gente da fuori è stata: ah finalmente una donna…”, stigmatizza. E poi meglio mettere un “freno” al dialogo con l’islam: “Sul livello della ragione possiamo dialogare con loro: rispettano certi principi dell’etica naturale e credono in Dio nella propria maniera. Però- puntualizza- bisogna domandarsi come è possibile che uno che crede in Dio, creatore di tutti gli uomini, possa uccidere nel nome di Dio”.

“INACETTABILE CHE I COMUNISTI DETTINO LEGGE NELLE CHIESE”

E anche sul fronte dell’oriente quello cinese comunista e ateo, meglio fare chiarezza su quello che su cui è possibile arrivare a un compromesso e quello che non è negoziabile: “Non possiamo accettare che i comunisti atei, nemici dell’umanità, scrivano i nostri libri del catechismo o portino nelle chiese l’immagine di Xi Jinping. Non possiamo accettare che i comunisti nominino i vescovi”, manda a dire.

Insomma il profilo del prossimo papa indicato da Muller di sicuro non è la copia di Papa Francesco: e quando gli si chiede se si sente una voce minoritaria nel Conclave, ricorda piuttosto: “Tutti devono ricordarsi che siamo corpo mistico di Cristo e non una organizzazione internazionale umanitaria e sociale- sottolinea infine- Questo piace a tanta gente secolarizzata, l’élite, gli oligarchi, che vorrebbero il Papa come un simbolo della loro religione, ma il Papa non è un simbolo della religione secolarizzata”.

MULLER IL CARDINALE ‘TRUMPIANO’

Eppure, a proposito di élite e capi del mondo, Muller non ha mai nascosto il suo apprezzamento per Donald Trump: “Personalmente preferisco Donald Trump a Joe Biden”, perché è “Meglio un buon protestante che un cattivo cattolico”: è una delle sue dichiarazioni più celebri del cardinale tedesco, con cui ha ufficializzato in qualche modo la presenza di un “partito trumpiano” nella chiesa di papa Francesco. “Molti cardinali e vescovi la pensano come me, anche se hanno paura di dirlo”, ha dichiarato infatti dopo le ultime presidenziali americane, spiegando che “negli Stati uniti la percentuale è perfino superiore”. Del resto, non è un caso che il 56 per cento del voto cattolico sia andato al miliardario, invertendo di 15 punti la tendenza di quattro anni prima.

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