CIVITAVECCHIA – Sono decenni che le navi da crociera attraccano nel porto di Civitavecchia, e dopo la parentesi drammatica della pandemia il settore ha ripreso quota, con numeri destinati a crescere. Eppure, a fronte di una presenza massiccia di crocieristi — migliaia ogni giorno, molti dei quali decidono di non raggiungere Roma — la città continua a scontrarsi con gli stessi, annosi problemi. A sottolinearlo è Tullio Nunzi, già dirigente nazionale di Confcommercio, che invita a riflettere su un’occasione sistematicamente persa. «Da lustri – scrive Nunzi – si evidenziano criticità mai risolte: una stazione ferroviaria inadeguata, poche offerte per chi resta in città, e un traffico congestionato che penalizza taxi e NCC nelle ore di punta». Una fotografia che resta invariata nonostante la costante crescita dei flussi turistici legati al crocierismo. Nunzi ricorda come già trent’anni fa Confcommercio Roma avesse promosso un’indagine, più numerica che qualitativa, sui crocieristi. Ma il vero passo avanti, oggi come allora, dovrebbe essere un’indagine approfondita su desideri, aspettative e comportamenti di questi visitatori “mordi e fuggi”. «Conoscere esigenze e preferenze di chi resta un solo giorno in città – sostiene – sarebbe il punto di partenza per costruire un’offerta turistica adeguata». L’ex dirigente si dice preoccupato per l’assenza, nel dibattito pubblico, di una visione del turismo come comparto economico strategico. «Il crocierismo è parte del turismo, ma non può essere l’unico perno. Civitavecchia e il suo territorio hanno tutti gli elementi per uno sviluppo turistico vero: patrimonio Unesco, spiagge, mare pulito, aree naturali, risorse termali». A tutto ciò si aggiunge un sistema logistico d’eccellenza, con il primo porto crocieristico d’Europa e la vicinanza con Fiumicino. Ma mentre in passato si parlava di costruire un marchio turistico del territorio, con Civitavecchia capofila, oggi quella tensione sembra essersi allentata. «Non so se si tratti di impossibilità, incapacità o mancanza di volontà – prosegue – ma fatto sta che, nonostante alcuni territori abbiano ottenuto riconoscimenti importanti, mancano ancora proposte concrete e una visione strategica unitaria». Una possibile via d’uscita, secondo Nunzi, potrebbe arrivare dalla costituzione – o meglio, dal riconoscimento – di una nuova provincia. «Solo così si potrebbe iniziare a costruire un sistema turistico integrato». E sul nodo decisionale, non ha dubbi: «Tra affidare tutto ai politici o a un referendum, meglio scegliere il referendum». In chiusura, l’ex dirigente ricorda un dato spesso trascurato: «A Civitavecchia il terziario è il settore trainante, sia per occupazione che per Pil. Ma la ripresa resta fragile e i consumi bassi. L’unica leva che continua a generare respiro all’economia locale è il turismo, capace di triplicare le presenze grazie ai crocieristi». E conclude con un appello: «Bisognerebbe crederci davvero, investire e costruire una strategia. Invece, si continua a navigare a vista, in una bonaccia che sa tanto di rinuncia». |