ROMA – Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo con il quale concede una parziale tregua all’industria automobilistica statunitense, modificando il regime tariffario su acciaio, alluminio e componenti d’importazione che aveva messo in ginocchio i grandi produttori americani come Ford, General Motors e Stellantis.
La nuova misura, annunciata poco prima della visita del presidente in Michigan per celebrare i 100 giorni del suo mandato, prevede esenzioni temporanee e parziali che ridurranno l’impatto dei dazi sulle auto importate, attualmente al 25%, e su alcuni componenti fondamentali. Le case automobilistiche potranno infatti beneficiare di sconti tariffari proporzionali al valore dei pezzi importati, ma solo per i prossimi due anni: il primo con un’esenzione del 15%, il secondo del 10%, destinata a scomparire nel terzo.“Non vogliamo penalizzarli se non riescono a ottenere i pezzi di ricambio”, ha dichiarato Trump, parlando di “una piccola transizione” per consentire ai produttori di adattarsi. L’iniziativa, secondo il segretario al Commercio Howard Lutnick, è il risultato di un “contatto costante” con i principali attori del settore.La reazione delle aziende è stata di cauto sollievo. General Motors ha lodato il dialogo con la Casa Bianca, pur avendo ritirato ogni previsione di crescita sugli utili 2025 a causa dell’incertezza regolatoria. Stellantis ha espresso apprezzamento per le misure, mentre Ford ha auspicato “ulteriori concessioni” nei colloqui futuri.Nonostante l’alleggerimento, gli analisti restano scettici: i dazi del 25% sulle auto importate restano in vigore, così come quelli su ricambi e metalli, che continueranno a pesare indirettamente attraverso la filiera. Secondo Barclays, il costo aggiuntivo medio per un’auto nuova potrebbe superare i 1.800 dollari, col rischio di una contrazione delle vendite, rincari per l’usato e polizze assicurative più care.Anche i tempi stretti rappresentano un ostacolo. “Tre anni non sono sufficienti per riconvertire le catene di approvvigionamento globali”, osservano da KPMG. Molte auto assemblate negli Stati Uniti dipendono da componenti provenienti da Asia ed Europa, escluse dalle esenzioni, mentre solo Canada e Messico beneficeranno del trattato rivisto da Trump.Il testo dell’ordine esecutivo non è stato ancora reso pubblico.
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