ROMA – Tutti i nodi vengono al pettine e così l’arrivo di Maggio, con l’imminente ondata di caldo, viene purtroppo guardato con rinnovata preoccupazione da chi vive in quei territori dove, solo pochi mesi fa, l’approvvigionamento idrico era garantito dalle autobotti. Così una nota ANBI.
“Il trend meteorologico fa presumere un’altra estate idricamente difficile in molte aree del Sud Italia. Ancora una volta ci faremo sorprendere dall’emergenza per mancanza di adeguate infrastrutture idrauliche; alla scuola della crisi climatica siamo ripetenti cronici”, commenta amaramente Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI. In Puglia, nella Capitanata, i volumi idrici trattenuti dalle dighe ammontano a circa 113 milioni di metri cubi, corrispondenti al 34,06% dei volumi autorizzati; rispetto al 2024, l’anno peggiore per le disponibilità idriche nella regione e nel Sud Italia, mancano quasi 81 milioni di metri cubi! Su tutto il Tavoliere (sulla pianura foggiana la cumulata di pioggia in Aprile è stata generalmente inferiore ai 20 millimetri, cioè dimezzata rispetto alla media), così come sul versante pugliese dei monti Dauni (-70% sulla media), le precipitazioni nel mese di aprile sono state molto scarse (fonte: Centro Funzionale Decentrato Protezione Civile Puglia), non consentendo ai corpi idrici, già profondamente stressati, di ricaricarsi per dare quantomeno inizio alla stagione irrigua. In Sicilia le precipitazioni, che hanno interessato l’isola nei primi mesi del 2025, hanno consentito una ripresa idrica nei bacini artificiali. Attualmente il totale dell’acqua trattenuta dagli sbarramenti ammonta a mln. mc. 375,32 (53,6% dei volumi autorizzati) con +mln.mc. 73,18 sul 2024. C’è però da segnalare un’enorme disparità nella distribuzione delle piogge: cumulate sopra la media a Nord Est tra le province di Messina e Catania, mentre sono scarse sulla Sicilia Meridionale.
Questo differenziazione è testimoniata anche dallo stato di riempimento degli invasi che, nonostante sia complessivamente migliore dell’anno scorso, denuncia criticità più gravi rispetto al 2024 per oltre il 30% dei bacini: infatti, ben 10 serbatoi (Arancio, Furore, Gorgo, San Giovanni, Trinità, Paceco, Garcia, Piana degli Albanesi, Poma, Dirillo) trattengono oggi meno acqua rispetto a 12 mesi fa e quasi tutti insistono tra le province di Agrigento, Trapani e Palermo: le situazioni più gravi sono quelle della diga Arancio (-61%), Trinità (-63%) e Furore (-46%; fonte: Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia). “Fossero stati completati gli schemi idrici per il trasporto delle acque, oggi si potrebbe parlare di condizione idrica quantomeno sufficiente sull’Isola”, sottolinea il Presidente di ANBI.
Anche in Basilicata, nonostante goda di una situazione migliore rispetto alla confinante Puglia, le riserve idriche faticano a ricaricarsi, complici una certa stabilità meteorologica in Aprile ed una temperatura eccezionalmente mite. L’incremento negli afflussi ai laghi, registrato nelle scorse due settimane, è quantificabile in circa 4 milioni di metri cubi, portando l’ammontare dei volumi raccolti nei 5 invasi lucani a mln.mc. 281,21 contro i mln. mc. 340,43 dell’anno scorso (-mln. mc. 59,22). Se la diga Camastra (balzata agli onori della cronaca per lo svuotamento, che l’anno scorso aveva lasciato a secco 29 comuni e 140.000 persone) oggi sembra passarsela meglio, nonostante le limitazioni d’invaso, che costringono a scaricare l’acqua in eccesso, il deficit registrato nei bacini di monte Cotugno e Pertusillo, nel confronto col 2024, si attesta rispettivamente a -mln. mc. 45,58 e -mln. mc. 23,51. Nella Nurra, in Sardegna, si assiste, invece, alla desertificazione del territorio, che sembra condannato dalle insufficienti risorse idriche a diventare una distesa di suoli sterili (i bacini contengono solo il 17% della capacità).
Queste drammatiche prospettive sono state e sono raccontate, settimana dopo settimana, dai dati dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. “Era già tutto chiaro e prevedibile.Francamente diventa pure difficile continuare a chiamarla politica dell’emergenza…”, – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
In Campania, il deficit registrato ad inizio aprile dall’invaso di Conza in Irpinia si attestava a quasi 9 milioni e mezzo di metri cubi sui volumi autorizzati; inoltre stanno riducendosi le portate dei fiumi Volturno e Sele, mentre crescono quelle del Garigliano. Migliora la situazione in Abruzzo, che nel 2024 aveva subìto in maniera pesante gli effetti nefasti della crisi climatica: l’invaso di Penne continua ad accumulare acqua ed è oramai al 96,5% di riempimento, mentre vanno riducendosi i flussi nei fiumi Sinello, Alento ed in misura maggiore nel Sangro. Dal periodo prepasquale i corpi idrici del Lazio fanno registrare buone performances: aumentano le portate dei fiumi Tevere (superiori ai 140 metri cubi al secondo ed alle medie dello scorso quinquennio), Aniene, Velino e si alzano anche il livelli idrometrici dei laghi “castellani” Albano e Nemi (fonte: AUBAC).In Umbria risultano decrescenti le altezze idrometriche dei fiumi Chiascio, Topino, Paglia così come del lago Trasimeno, che da mesi non riesce a superare la soglia psicologica di -m.1,20 (al momento è fermo a quota -m.1,26), che rappresenta il livello minimo vitale del più ampio lago dell’Italia Centrale.Appaiono invece in ottima condizione gli invasi delle Marche, pronti a fornire il loro essenziale contributo nella stagione irrigua, grazie ad oltre 56 milioni di metri cubi d’acqua trattenuta; ancora in calo, invece, sono le portate negli alvei fluviali. In Toscana, le piogge abbondanti, cadute ad Aprile, hanno mantenuto le portate dei corsi d’acqua al di sopra dei valori medi, registrati nel recente ventennio. In calo sono i livelli idrometrici di Vara, Entella, Magra ed Argentina, fiumi della Liguria.
Al Nord, l’acqua quest’anno è abbondante e l’alternanza fra temperature basse (anche con tardive nevicate in quota) e repentino riscaldamento dell’aria (con conseguente discioglimento del manto nevoso) provoca, unitamente alle abbondanti precipitazioni di questa primavera instabile, l’ingrossamento dei livelli dei corsi d’acqua e dei grandi laghi regolati: attualmente il riempimento del lago Maggiore si attesta al 104,6%, quello del Lario al 62,9%, il Benaco è al 99,3%, il Sebino all’89,3%. In Valle d’Aosta sono crescenti i flussi in alveo di Dora Baltea e torrente Lys (ad Issime, le precipitazioni cumulate in soli 2 giorni a metà aprile hanno superato i 300 millimetri…). In Piemonte, i fiumi Tanaro, Stura di Demonte, Stura di Lanzo e Toce continuano a crescere, mantenendosi al di sopra dei valori tipici di Aprile. In Lombardia, la combinazione fusione nivale più apporti pluviali ha accresciuto la disponibilità idrica, che al momento è in linea con i valori tipici di questo periodo, ma inferiore al 2024 di quasi il 28%. In Veneto, i flussi in alveo dei principali fiumi sono da record: la portata dell’Adige supera del 59% la media storica, la Brenta è a +41%, la Livenza è a +32%.
Lungo tutta l’asta, le portate del fiume Po sono ben oltre il doppio di quelle, che normalmente vengono registrate in questo periodo: a Pontelagoscuro, nel Ferrarese, la portata di mc/s 3387,32 è del 117% superiore alla media. L’Emilia-Romagna è zona di confine tra la regione alpina e quella appenninica: così, se il Po scorre impetuoso in pianura, raccogliendo le acque abbondanti degli affluenti, il deflusso dei fiumi dall’Appennino Tosco-Emiliano sulla pianura romagnola risulta scarso con portate anche inferiori al minimo storico (Santerno) o comunque nettamente al di sotto della media del periodo (Savio: -77%). Sono in crescita altresì Reno, Toce ed Enza
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