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Conclave: le schede, il voto, l’urna e lo scrutinio


ROMA – Meno un giorno al Conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco. Alle 16.30 di domani, 7 maggio, nella Cappella Sisitina avrà ufficialmente inizio la riunione del collegio cardinalizio della Chiesa cattolica per l’elezione del nuovo Vescovo di Roma. Da ieri i 133 cardinali elettori sono ormai tutti presenti a Roma e tutto è pronto per l’elezione: la loggia centrale della basilica di San Pietro è stata già addobbata con i tradizionali drappi rossi in vista dell’Habemus Papam.

La parola Conclave deriva dal latino Cum clave, ovvero “Chiuso con la chiave” o “Sotto chiave”. Un termine che si rifà a un episodio del 1270, quando stanchi di anni di indecisioni dei cardinali gli abitanti della città di Viterbo, all’epoca sede papale, decisero di rinchiudere i cardinali a chiave all’interno del palazzo papale, scoperchiandone il tetto per accelerare l’elezione del nuovo Pontefice.

Ma come si svolge la votazione dei cardinali? Ecco cosa riporta Vatican News.

“I 133 cardinali elettori chiamati a scegliere il 267esimo Romano Pontefice, nella Cappella Sistina, avranno tra le mani una scheda di forma rettangolare con questa scritta nella metà superiore e ‘il posto per scrivere il nome dell’eletto’ nella metà inferiore, ‘fatta in modo da poter essere piegata in due’.

Le schede (almeno due o tre a ciascun cardinale elettore) sono preparate e distribuite dai cerimonieri, poi l’ultimo cardinale diacono estrae a sorte, fra tutti i cardinali elettori, tre scrutatori, tre incaricati a raccogliere i voti degli infermi (infirmarii) e tre revisori. Se vengono sorteggiati i nomi di cardinali elettori che, per infermità o altro motivo, non possono svolgere tali mansioni, al loro posto vengano estratti i nomi di altri porporati. È questa la fase del pre-scrutinio. Ma prima che gli elettori comincino a scrivere nelle schede, il segretario del Collegio dei cardinali, il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie e i cerimonieri devono uscire dalla Cappella Sistina. A quel punto l’ultimo cardinale diacono chiude la porta, aprendola e richiudendola tutte le volte che sarà necessario, come ad esempio quando gli infirmarii escono per raccogliere i voti degli infermi per fare, poi, ritorno in Cappella.Ciascun cardinale elettore, in ordine di precedenza, dopo avere messo per iscritto la propria preferenza, piegata la scheda, la tiene sollevata in modo che sia visibile e la porta all’altare sul quale è posto un recipiente coperto da un piatto. “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”.Questa la formula pronunciata ad alta voce da ogni cardinale che depone la propria scheda nel piatto e con questo la introduce nel recipiente. Al termine ciascun porporato fa un inchino all’altare e torna al suo posto. I cardinali elettori presenti nella Cappella Sistina che non possono recarsi all’altare perché infermi, hanno l’ausilio dell’ultimo degli scrutatori che si avvicina loro: pronunciato il giuramento consegnano la scheda piegata allo scrutatore che la porta ben visibile all’altare e, senza pronunciare il giuramento, la depone sul piatto e con questo la introduce nel recipiente.Se ci sono cardinali elettori infermi nelle loro stanze, i tre infirmarii vi si recano con un congruo numero di schede su un piccolo vassoio e una cassetta consegnata dagli scrutatori. Tale cassetta – previamente aperta pubblicamente dagli scrutatori, in modo che gli altri elettori possano costatare che è vuota, e poi chiusa con una chiave deposta sull’altare – ha nella parte superiore un foro dal quale può essere inserita una scheda piegata. Non appena gli infermi votano – con le stesse modalità degli altri cardinali – gli infirmarii riportano nella Cappella Sistina la cassetta, che viene aperta dagli scrutatori dopo che i cardinali presenti avranno depositato il loro voto. Contate le schede che si trovano nella cassetta, gli scrutatori, accertato sono tante quanto degli infermi, le pongono una ad una sul piatto e con questo le introducano tutte insieme nel recipiente.Dopo che tutti i cardinali elettori avranno deposto la loro scheda nell’urna col piatto, il primo scrutatore agita l’urna più volte per mescolare le schede, poi, l’ultimo scrutatore procede al loro conteggio prendendole in maniera visibile una ad una dall’urna e riponendole in un altro recipiente vuoto. Se il numero delle schede non corrisponde al numero degli elettori, bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione, se corrisponde segue lo spoglio. I tre scrutatori siedono ad un tavolo posto davanti all’altare: il primo prende una scheda, la apre, osserva il nome dell’eletto e la passa al secondo che, accertato il nome dell’eletto, la passa al terzo, il quale la legge a voce alta – in modo che tutti gli elettori presenti possano segnare il voto su un apposito foglio – e annota il nome letto. Se nello spoglio gli scrutatori trovano due schede piegate in modo da sembrare compilate da un solo elettore, se queste portano lo stesso nome vanno conteggiate per un solo voto, se invece portano due nomi diversi, nessuno dei due voti è valido; ma in nessuno dei due casi viene annullata la votazione. Concluso lo spoglio delle schede, gli scrutatori fanno la somma dei voti ottenuti dai vari nomi, e li annotano su un foglio a parte. L’ultimo degli scrutatori, legge man mano le schede, le perfora con un ago nel punto in cui si trova la parola Eligo, e le inserisce in un filo, perché possano essere più sicuramente conservate. Terminate le schede, i capi del filo vengono legati con un nodo, e le schede così unite tutte insieme vengono poste in un recipiente o ad un lato della mensa. A questo punto si procede con il conteggio dei voti e al loro controllo.Per l’elezione del Romano Pontefice occorrono almeno i 2/3 dei voti. Nel caso specifico del Conclave che inizierà mercoledì 7 maggio serviranno 89 voti per eleggere il Papa, essendo il numero dei porporati elettori di 133.Sia che il Papa venga eletto o meno, i revisori devono procedere al controllo delle schede e delle annotazioni fatte dagli scrutatori, per accertare che questi abbiano eseguito esattamente e fedelmente il loro compito. Subito dopo la revisione, prima che i cardinali elettori lascino la Cappella Sistina, tutte le schede vengono bruciate all’interno di una stufa in ghisa, usata per la prima volta durante il Conclave del 1939. Provvedono gli scrutatori, con l’aiuto del segretario del Collegio e dei cerimonieri, chiamati nel frattempo dall’ultimo cardinale diacono. Una seconda stufa, del 2005, collegata, serve per le sostanze chimiche che devono dare il colore al fumo provocato dalle schede bruciate che uscirà dal comignolo posto sul tetto della Sistina: nero in caso di non elezione e bianco nel caso di elezione. Quando si procede ad una seconda votazione, le schede della prima votazione saranno bruciate solo alla fine, insieme a quelle della seconda votazione. Le votazioni vengono fatte ogni giorno, due al mattino e due al pomeriggio. Se i cardinali elettori avessero difficoltà nell’accordarsi sulla persona da eleggere, dopo tre giorni senza esito, gli scrutini vengono sospesi al massimo per un giorno, per una pausa di preghiera, di libero colloquio tra i votanti e di una breve esortazione spirituale, fatta dal cardinale primo dell’ordine dei diaconi. Quindi riprendono le votazioni. Dopo sette scrutini, se non è avvenuta l’elezione, si fa un’altra pausa di preghiera, di colloquio e di esortazione, tenuta dal cardinale primo dell’ordine dei presbiteri. Si procede poi ad un’altra eventuale serie di sette scrutini, e se non si raggiunge l’esito è prevista una nuova pausa di preghiera, di colloquio e di esortazione, tenuta dal cardinale primo dell’ordine dei vescovi. Quindi riprendono le votazioni, al massimo sette. Se non c’è elezione, viene dedicato un giorno alla preghiera, alla riflessione e al dialogo e nelle successive votazioni, i cardinali dovranno scegliere fra i due nomi che nel precedente scrutinio avevano ottenuto il maggior numero di voti. Anche in questi scrutini è richiesta la maggioranza qualificata di almeno due terzi di suffragi dei cardinali presenti e votanti, ma in tali tornate, i due cardinali sui quali viene richiesto il voto, non possono votare”.
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