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Amina aveva denunciato il marito due anni fa: “Ho paura che mi ammazzi, era sobrio”


BOLOGNA – Amina Sailouhi, che sabato sera è stata uccisa a coltellate dal marito a Settala, in provincia di Milano, lo aveva denunciato alla fine del 2022, decidendosi ad andare dai Carabinieri e a raccontare alcuni episodi di violenza avvenuti tra le mura domestiche. E anche alcune minacce, di morte, che aveva ricevuto dall’uomo e che la avevano molto spaventata: “Parlava da sobrio, ho paura che lo faccia davvero”, aveva detto la 43enne parlando ai militari di suo marito, il 50enne Khalid Achak che aveva problemi conclamati di alcolismo. Dopo questa denuncia, datata 26 novembre del 2022, la donna non aveva però voluto lasciare la casa o spostarsi in una casa famiglia con la bambina, che allora aveva 7 anni. La stessa bambina che l’altra notte, dopo i fatti, ha dato l’allarme telefonando al numero delle emergenze e facendo intervenire i Carabinieri che hanno arrestato suo padre. Davanti al gip, l’uomo ha detto: “Abbiamo litigato e ho perso la testa, ho avuto una esplosione di rabbia e l’ho colpita. Ricordo solo la prima coltellata, poi più nulla….”. Le coltellate sono state almeno 15 e la bambina a un certo punto avrebbe cercato di intervenire gridando “Papà, nooo”. Poi ha preso il suo telefono (che la mamma le aveva regalato) e ha chiamato per chiedere aiuto. Il padre le avrebbe anche strappato il telefono durante la chiamata, scrive Today, insultando l’operatrice del centralino.

LA PROCURA NON AVEVA CHIESTO MISURE CAUTELARI

Dopo la denuncia erano scattate le indagini e la Procura di Milano stava per chiudere le indagini e chiedere il processo per Khalid Achak con l’accusa di maltrattamenti. Non erano però state chieste misure cautelari, non era stato valutato fosse necessario. E ora ci si chiede perchè. La donna era presa in carico da un centro antiviolenza nel 2022 ma, appunto, aveva rifiutato di spostarsi nella casa famiglia. Cosa aveva raccontato la donna a novembre di due anni fa? Un episodio drammatico di quello stesso giorno, quando l’uomo le aveva dato due violenti pugni e l’aveva minacciata di morte, ma anche alcune aggressioni e violenze che erano successe tra settembre e novembre. Da settembre, da quando era tornato da un viaggio in Marocco, l’uomo aveva cominciato a insultarla e minacciarla, accusandola di averlo tradito.

LA DENUNCIA DEL 26 NOVEMBRE

Questi i fatti denunciati da Amina il 26 novembre 2022: il marito, rientrando a casa, aveva appoggiato la carne sul tavolo e poi aveva iniziato a insultarla: “Sei una tro…, mi hai tradito negli ultimi 10 anni”. E poi le aveva dato due violenti pugni, uno allo zigomo sinistro e l’altro alla base del naso. Nel fascicolo ci sono le foto. La donna aveva spiegato di essersi rifugiata nella camera della bambina, con il marito che urlava “Ti ammazzo, ti faccio a pezzi”. E tragicamente Amina aveva detto ai militari: “Mi sembrava sobrio, e per quello credevo che le affermazioni fossero preoccupanti”. Si era poi chiusa in camera e l’uomo aveva cercato di sfondare la porta. Dopo, erano arrivati i Carabinieri. Prima di allora, l’uomo era stato aggressivo in altre due occasioni in novembre. E prima ancora a settembre, quando la donna spaventata si era rifugiata per due giorni in un albergo con la figlia. Alla luce del tragico epilogo, ora tutti parlano del caso come di una strage annunciata, che si poteva evitare. Dal novembre del 2022 a oggi, però, non erano arrivate nuove segnalazioni da parte della donna.
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