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Civitavecchia, l’Interporto rinasce: da cattedrale nel deserto a hub logistico del futuro

CIVITAVECCHIA – In un momento storico in cui la città è chiamata a ripensare il proprio futuro economico e industriale c’è una realtà che già da tempo ha imboccato con decisione la strada del cambiamento. È l’Interporto di Civitavecchia, di proprietà comunale ma da cinque anni gestito da Cfft, la società che lo ha trasformato da simbolo dell’incompiuto a cuore pulsante della logistica del territorio, fino a candidarlo come riferimento strategico per l’intero bacino del Mediterraneo. Oggi, a visitare l’area interportuale, ci si imbatte in cantieri aperti ovunque, piazzali pieni di container e automobili, mezzi meccanici e decine di operai all’opera, tecnologie d’avanguardia e un fermento che sa di futuro. Un futuro costruito con pragmatismo e visione, come raccontano Steven Clerckx, manager di Cfft, e Sergio Serpente, consigliere di amministrazione della società. «Dal nostro ingresso, cinque anni fa, ad oggi, la struttura è cambiata radicalmente – spiega Serpente – abbiamo puntato tutto sulla diversificazione: oggi all’Interporto non ci sono solo magazzini refrigerati o a temperatura controllata, ma anche piazzali per la movimentazione di automobili nuove, oltre a una varietà di generi merceologici. Siamo orgogliosi di poter dare alla città e al Comune una struttura operativa al 100%». Una crescita tangibile, resa possibile da investimenti costanti e da una gestione che ha saputo vincere sfide e bandi, anche in un contesto non privo di criticità. Uno su tutti: il collegamento ferroviario. «Mancano ancora 50 metri di binari per ricollegarci alla tratta Civitavecchia-Orte, un’infrastruttura che esiste e che un tempo serviva al trasporto delle auto. Basterebbe poco per fare un grande salto avanti», ha aggiunto Serpente. Ma se l’efficienza logistica è ormai un dato acquisito, è sul fronte dell’innovazione ambientale che l’Interporto si prepara a fare da apripista a livello nazionale. «In quest’ultimo anno abbiamo voluto dare una spinta ambientale forte, grazie anche al lavoro del nostro direttore tecnico Jack Czaplinski: l’idea è quella di decarbonizzare al 100% Cfft. Vogliamo diventare la prima Hydrogen Valley del centro Italia – spiega Steven Clerckx – quest’anno investiamo 20 milioni di euro in energia: 14 li abbiamo ottenuti da fondi europei e statali, i restanti sono fondi nostri. L’obiettivo è arrivare entro fine anno alla produzione autonoma di idrogeno verde». Un progetto ambizioso che passa anche per la partecipazione di Ansaldo Green Tech, con un elettrolizzatore – sui quattro previsti – in grado di produrre idrogeno da fonti rinnovabili. Energia che alimenterà non solo una nuova stazione di rifornimento multifuel – la prima in Italia a erogare idrogeno, elettrico, benzina e diesel – ma anche l’intera catena del freddo grazie alla sostituzione, già finanziata con 3,5 milioni dell’Europa, di nove compressori con nuovi macchinari ad ammoniaca a risparmio energetico. In parallelo, partiranno i lavori per l’installazione di 10 MW di pannelli fotovoltaici con i quali verranno coperti i tetti ala magazzino di Fiumaretta, all’officina dell’interporto in aree verdi in via di spianamento. Interporto, cuore pulsante della logistica del territorio «Stiamo attirando l’attenzione di aziende internazionali che vogliono testare prototipi insieme a noi. A breve installeremo una fuel cell mobile: una cella a combustibile alimentata a idrogeno che permetterà di produrre energia direttamente in loco, portandola poi anche in porto per l’alimentazione delle celle frigo. L’idea è arrivare a un terminal completamente decarbonizzato», continua Clerckx. E non finisce qui. «A tutto questo aggiungiamo l’acquisto di gru di ultima generazione per i trasporti di carichi pesanti che riusciamo svolgere» ha aggiunto. L’Interporto sta puntando anche su nuove linee di business, come quella delle auto in polizza. «In dieci mesi abbiamo movimentato 25mila veicoli – sottolinea Clerckx – i piazzali sono pieni, tanto che stiamo già pensando a come ampliarli». Un modello che si distingue anche per la qualità progettuale. «Sappiamo partecipare ai bandi con proposte credibili, vincenti – rimarca Serpente – puntiamo molto anche sulla formazione del personale: oggi contiamo 150 lavoratori diretti e circa 200 se si includono le cooperative. Stiamo investendo sulle certificazioni professionali per aumentare competenze e competitività». In un panorama spesso segnato da lentezze burocratiche e incertezze strategiche, l’Interporto di Civitavecchia si afferma così come esempio di efficienza, che ha scelto di guardare al futuro con concretezza e visione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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