NAPOLI – Tutta l’Italia, oggi, celebra la giornata mondiale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa. La data scelta per la ricorrenza, l’8 maggio, corrisponde al giorno in cui è nato il premio Nobel per la pace Henry Dunant (1828-1910), filantropo ed imprenditore svizzero, fondatore della Croce rossa nel 1863. Da sud a nord del Paese, piccoli Comuni e grandi città, hanno organizzato e stanno organizzando per tutto il weekend eventi, mostre, iniziative per rendere omaggio ai milioni di volontari che da decenni operano in tutto il mondo. Le sedi istituzionali espongono la bandiera bianca e rossa crociata, i monumenti e i palazzi di rappresentanza saranno illuminati di rosso per l’occasione.
Istituzionalizzata quasi un secolo fa, nel 1928, dalla XIII Conferenza internazionale dell’Aja, il Movimento Internazionale della Croce Rossa è un’organizzazione che coordina numerosi membri: il Comitato internazionale della Croce Rossa, la Federazione internazionale delle Società nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa e le Società nazionali. Il Comitato internazionale ha sede a Ginevra, è una organizzazione neutrale e indipendente che assicura aiuto umanitario e protezione alle vittime delle guerre e delle violenze armate. La Federazione internazionale, sempre con sede a Ginevra, ha come sua attività specifica quella di agire in qualità di organo permanente di coordinamento tra le Società nazionali e portare ad esse assistenza, soccorso alle vittime delle catastrofi, organizzando e coordinando l’azione di soccorso a livello internazionale delle Società nazionali. Le Società nazionali, create in origine per soccorrere i soldati feriti o malati affiancando i servizi sanitari delle forze armate, svolgono ora numerose attività sia in tempo di pace che in tempo di guerra.L’associazione fondata da Dunant, a cui aderiscono oltre 190 paesi di tutto il mondo, è guidata da sette principi fondamentali a garanzia delle sue azioni, adottati nella 20esima conferenza internazionale del 1965 a Vienna: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità.
La storia della fondazione della Croce rossa si lega ad un’altra figura molto importante, quella di Florence Nightingale, la ‘signora della lampada’, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne: Dunant per la creazione del corpo speciale si ispirò al servizio di infermiere volontarie che Nightingale organizzò durante la guerra di Crimea. Da lì anche il suo soprannome: la donna si aggirava anche di notte sul campo di battaglia, lampada alla mano, per assistere i feriti. L’articolazione italiana della Croce rossa, la Cri, ha quindi per scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto. È un’associazione di alto rilievo ed è posta sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica.
“Questo documento- scrive il presidente della Cri, Rosario Valastro, nel presentare ai volontari la revisione della strategia 2018-2030 dell’associazione- rappresenta un passo fondamentale per adattarci a un mondo in continua evoluzione, senza mai perdere di vista il nostro obiettivo principale: mettere l’umanità al centro di ogni azione. Viviamo un’epoca di complessità, segnata da eventi climatici estremi, conflitti, disuguaglianze crescenti, crisi sanitarie globali e nuove forme di vulnerabilità. In questo contesto di incertezza, però, c’è un valore che ci accomuna e ci guida: la capacità di costruire e promuovere una cultura di pace”.La revisione strategica, avverte ancora il presidente della Cri, Rosario Valastro, “non è solo un aggiornamento ma un impegno rinnovato e concreto. È il nostro modo di dire al mondo che siamo pronti a rispondere alle sfide presenti e a quelle che arriveranno, a innovare, a cooperare e, soprattutto, a costruire un futuro più giusto, inclusivo e sostenibile, nel quale nessuno venga lasciato indietro. I nostri obiettivi strategici ribadiscono l’impegno dell’associazione a promuovere l’equità e a valorizzare la dignità umana, contribuendo a una società coesa, resiliente e pacifica”. Valastro sottolinea come l’impegno dei volontari “non si esaurisce nella risposta alle emergenze. Guardiamo oltre, investendo nel futuro, formando le nuove generazioni, sensibilizzando la popolazione, rafforzando la cooperazione, diffondendo una cultura di solidarietà e non violenza. L’umanità- conclude il dirigente- non è un concetto astratto: prende forma concreta nel sorriso che rivolgiamo alle persone che aiutiamo, nell’energia e nel cuore di chi dona il proprio tempo, nel rapporto di fiducia che si costruisce tra chi aiuta e chi è aiutato”.
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