ROMA – Le luci spente, le persiane chiuse. L’ala della Casa Bianca riservata alle first lady è disabitata. Melania Trump non c’è. O meglio, c’è solo quando serve: per svelare francobolli commemorativi o distribuire ovetti pasquali accanto a un coniglio gigante. E’ stata in quella casa solo quattordici giorni su 108, scrive il New York Times. Una presenza-assenza elegantissima, fatta di poche toccate e molte fughe nella torre dorata di Manhattan o nel bunker tropicale di Mar-a-Lago.I funzionari giurano che “è più presente di quanto sembri”. Peccato che nessuno riesca a dire né quando né per quanto. Una specie di Greta Garbo in versione slovena: “Voglio stare sola”, ma con armadio firmato e contratto Amazon da 40 milioni per un documentario di cui nessuno sa nulla. Nell’ufficio della East Wing ha assunto del personale. Lei al massimo appare su Instagram, ma nemmeno nei video ufficiali. E mentre Trump si dà al fai-da-te istituzionale – pavimenta il Roseto e organizza i tour della Casa Bianca – Melania resta una presenza eterea, più brand che persona. Più che una first lady, una testimonial: del silenzio, del mistero e del marketing. Criptovalute, docu-serie top secret, interviste centellinate in cui ribadisce che è “prima di tutto una madre”.Ogni tanto si affaccia: premia donne coraggiose, sorride in cappotti leopardati, partecipa a funerali papali. Ma non segue il marito nei suoi tour mediorientali e alla Casa Bianca si fa vedere con il contagocce. In compenso, pare abbia accettato l’idea di una sala da ballo alla Casa Bianca e ha dato il via libera alla cementificazione del Roseto, purché le rose restino vive. Un compromesso tutto suo: lasciare il segno senza lasciare impronte.
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