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Garlasco, perchè si cerca l’arma a Tromello? E dov’era Stefania Cappa la mattina del delitto?


BOLOGNA – Un martello, o forse un attizzatoio per il camino: non è mai stata ritrovata l’arma con cui il 13 agosto 2007 venne uccisa Chiara Poggi a Garlasco. È proprio questa arma che i Carabinieri starebbero cercando, oggi, nel canale di Tromello, piccolo centro alle porte di Garlasco: le operazioni sono in corso dopo che questa mattina è scattato un blitz con perquisizione a casa di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, che nei mesi scorsi è stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio, alla luce di una istanza (accompagnata da una nuova perizia) presentata dalla difesa di Alberto Stasi. L’ex fidanzato della giovane, uccisa a 26 anni, si è sempre proclamato innocente. La posizione di Sempio, che era stato sospettato anche ai tempi delle prime indagini, non era mai stata realmente approfondita e il suo nome era uscito dall’inchiesta in tempi rapidi: oggi l’uomo ha 37 anni. La presenza del suo Dna sotto le unghie di Chiara Poggi era emersa già allora (ma la prova era stata giudicata ‘non utilizzabile’ dai magistrati, scelta che oggi è stata ribaltata) ma la recente perizia ha cristallizzato questo esito senza dubbi, anche grazie a nuove tecnologie utilizzate nell’analisi. Questo, con grande sorpresa di tutti, lo ha fatto tornare indagato per l’omicidio a distanza di 18 anni dai fatti. Ma la decisione di riaprire le indagini su Garlasco deriva anche dalle parole di un supertestimone.

LA CASA DELLA NONNA

Ma perchè l’arma del delitto si sta cercando proprio in quel canale di Tromello? Perchè il canale che oggi gli inquirenti stanno scandagliando scorre proprio accanto alla casa (ora disabitata) in cui viveva la nonna di Stefania e Paola Cappa, le cugine di Chiara Poggi. Ed è proprio Stefania Cappa a essere stata tirata in ballo dal supertestimone, che sostiene di averla vista, la mattina del 13 agosto 2007, vicino alla casa dell’omicidio.

CHI SONO LE CUGINE CAPPA

Stefania e  sono figlie di Mariarosa Poggi, sorella del padre di Chiara, Giuseppe. I rapporti tra le famiglie non erano molto stretti, a quanto pare, ma Chiara a quanto ricostruito aveva ricominciato a vedere le sue cugine, in particolare Stefania, nei mesi precedenti al delitto.

IL CASO DEL FOTOMONTAGGIO

Le due ragazze vennero interrogate anche al tempo del delitto, nel 2007, e divennero famose anche per una leggerezza: lasciarono davanti a casa Poggi una foto in cui erano ritratte insieme alla vittima. Ma la foto, emerse quasi subito, era un rudimentale fotomontaggio raffazzonato. E vennero quindi accusate di averlo fatto per cercare notorietà (i media le ribattezzarono ‘sorelle k’).

DOVE ERA STEFANIA LA MATTINA DEL DELITTO?

Al tempo, qualcuno disse di aver visto una ragazza bionda in bici vicino a casa Poggi, la mattina del delitto, e si vociferò che potesse essere Stefania. Ma la cosa non ebbe seguito perchè il testimone che ne aveva disse poi di esserselo inventato. Ora però potrebbero esserci le parole di un nuovo super testimone (quello che pare esserci e a cui ha fatto cenno la trasmissione Le Iene, oltre che il settimanale ‘Giallo’) a mettere di nuovo in pista questo scenario. Stefania dove era la mattina del 13 agosto 2007? Lei ha sempre dichiarato di essere rimasta in casa.

LA VECCHIA TESTIMONIANZA

A parlare della ragazza in bicicletta fu tale Marco Muschitta, tecnico dell’Asm (Impianti e Servizi Ambientali Spa), che la mattina del delitto era impegnato in un controllo alle centrali dell’acqua a Garlasco, in via Pavia. Disse di aver notato una persona in bicicletta, tra le 9.30 e le 10, vicino lla casa di Chiara Poggi. Queste le sue parole: “A bordo c’era una ragazza con i capelli biondi a caschetto, indossava occhiali da sole scuri a mascherina, come quelli di moda. La ragazza aveva delle scarpe bianche con una stella blu”. Disse anche che aveva in mano un piedistallo da camino e che la aveva successivamente in tv: era Stefania Cappa. Poi ritrattò e la sua testimonianza venne scartata.

LE PERQUISIZIONI DI OGGI

Oggi intanto, mercoledì 14 maggio, i Carabinieri hanno perquisito la casa di Andrea Sempio a Voghera, ma anche quella di altri due uomini che al tempo dell’omicidio di Garlasco erano suoi amici: Roberto Freddi e Mattia Capra. Anche loro, amici di Marco Poggi (il fratello di Chiara) come Sempio, frequentavano la casa dei poggi in cui è stata uccisa la ragazza. I Carabinieri, durante la perquisizione, hanno sequestrato telefoni e pc.

LE NUOVE INDAGINI

Perché i magistrati hanno ricominciato a investigare sulla morte di Chiara Poggi? A riattivare la macchina delle indagini è stata infatti una istanza dei legali di Stasi, Antonio De Renzis e Giada Bocellari, basata su una consulenza dei genetisti Ugo Ricci e del luminare tedesco Lutz Roewer e incentrata proprio sul match con il Dna di Sempio. Per questo la procura, oggi guidata da Fabio Napoleone, ha delegato i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e richiesto una nuova consulenza per rivalutare le precedenti indagini. Con il risultato che il parere dell’epoca è stato ribaltato: le tracce di Dna rinvenute sul corpo di Chiara ora sono ritenute utilizzabili a fini giudiziari e compatibili con il Dna di Andrea Sempio. Non solo: sulla base della decisione della procura ci sarebbero altri elementi su cui però c’è il massimo riserbo.

GLI “ALTRI ELEMENTI” CHE HANNO RIAPERTO IL CASO

Oltre al Dna, ecco le altre circostanze a sostegno dei sospetti su Sempio: ci sarebbero alcune strane telefonate fatte a casa Poggi prima del delitto, nei giorni in cui l’amico, fratello della vittima, però era in vacanza in montagna e solo Chiara era presente. E ancora un numero di scarpe (42-42,5) che coincide con le impronte lasciate nel sangue dall’assassino. Poi un alibi contro cui i legali di Alberto Stasi hanno sempre puntato il dito. Il 18 agosto, quando Sempio venne convocato dai carabinieri, alla domanda dove fosse al momento del delitto, rispose: “Alla libreria Feltrinelli di piazza Ducale, a Vigevano“. Ma proprio quel giorno, un lunedì, il negozio era chiuso. Allora, a quindici mesi dal giorno dell’omicidio, ancora stranamente conservato, Sempio portò lo scontrino di un parcheggio in zona palazzo Ducale con la data del 13 agosto 2007, per dimostrare la validità del suo alibi. Così il gip di allora mise la parola fine all’inchiesta su Sempio per “l’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa Stasi e tendente a rinvenire un diverso, alternativo, colpevole dell’uccisione di Chiara Poggi”.
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