Dalla nostra inviata in Egitto Alessandra Fabbretti
AL-ARISH – “Da maggio scorso capita di sentire qualche boato delle esplosioni. Non di giorno, ma di notte sì”. Ahmad è un residente di Al-Arish, città portuale nel Sinai egiziano. Dista una cinquantina di chilometri dalla Striscia di Gaza, soggetta ai bombardamenti di Israele da 19 mesi. All’agenzia Dire Ahmad conferma che il fragore è udibile da quando, a maggio 2024, le truppe israeliane hanno invaso e preso il controllo di Rafah, ultima città al confine di Gaza, più prossima all’Egitto: “Prima non sentivamo nulla”.
La notte scorsa almeno tre boati sono stati uditi con chiarezza anche dalla delegazione di parlamentari, esponenti della società civile, accademici e giornalisti venuti qui per raggiungere stamattina il valico di Rafah. Nel cuore della notte, da una moschea vicina all’albergo dei delegati il muezzin ha intonato una preghiera che è durata diverse ore. “Sì abbiamo sentito” conferma ancora alla Dire Alfio Nicotra, dell’esecutivo Aoi e membro di Un Ponte Per. “Purtroppo- continua- la Striscia di Gaza è diventata un territorio di sperimentazione dei più moderni sistemi d’arma per l’industria bellica. Questo rafforza la nostra richiesta di bloccare la vendita di armi verso Israele, ma anche da Israele, visto che questi armamenti vengono sperimentate in campo aperto proprio sulla popolazione di Gaza”.
Stamattina la delegazione di Aoi, Arci e Assopace Palestina, con parlamentari di Pd, M5s e Avs e accademici è partita per il Valico di Rafah “pronta a scortare gli aiuti umanitari con la nostra presenza. Il silenzio e l’inazione- affermano in una nota congiunta- equivalgono a complicità. Ogni minuto perso è una vita in meno”.Israele in questi giorni ha lanciato l’offensiva Carri di Gedeone per conquistare la Striscia e costringere Hamas a rilasciare gli osstaggi. Al Jazeera riferisce che sono almeno 78 le vittime della notte scorsa, portando a oltre 200 i morti palestinesi in meno di 72 ore.
(Foto di repertorio)
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