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Lo scudetto nel giorno di San Desiderio, ma i politici interisti non ci sperano più


MILANO- C’è chi ci crede ancora (poco, pochissimo, giusto perché “arbitro non ha ancora fischiato fine”, parafrasando un po’ Vujadin Boskov). E chi, pur sperando, lo fa con lo sguardo di chi ha già fatto pace con la delusione. Mentre la corsa scudetto si trascina fino all’ultima giornata con il Napoli avanti di un solo punto sull’Inter, a Palazzo Pirelli e dintorni la fede nerazzurra si divide tra delusione per i 3 punti sfuggiti contro la Lazio e relativo sorpasso sfumato, fatalismo, orgoglio e analisi tecnico-politiche che non sfigurerebbero tra gli opinionisti di punta.

La sfida a specchio di stasera – Como-Inter da un lato, Napoli-Cagliari dall’altro – è vissuta come un’ultima possibilità, una sorta di roulette emozionale che però non pare incidere sull’umore di molti rappresentanti della politica regionale, accomunati da una fede che va oltre i ruoli istituzionali, ma ormai consci di aver sprecato la regina delle opportunità.”Spero ancora, ma sarà il tricolore del ciapa no, sintetizza con ironia l’assessore lombardo di Forza Italia Gianluca Comazzi, che confessa di aver sognato il sorpasso “negli ultimi 5 minuti contro la Lazio”, prima di tornare coi piedi per terra: “Ora onestamente mi sembra complicato che il Napoli possa sbagliare una terza partita di fila in casa, con 60.000 tifosi allo stadio”. Per lui, niente trasferta a Como: “Sarò a Monaco, ma resta l’amarezza. Per chi come me ha visto vincere lo scudetto dell’88/89 e poi ha aspettato 17 anni, il titolo conta sempre tantissimo”.

“Dopo Inter-Lazio sono rimasto molto male”, ammette con sincerità il dem Pietro Bussolati. “Pensavo non fosse più possibile dopo la Roma e invece ci ho sperato. Ma la squadra mi è sembrata frenata, come se avesse una radiolina accesa in testa”. Il consigliere del Pd lancia comunque un appello alla leggerezza: “A Como spero solo che giochino liberi, si divertano, poi si vince o si perde. Ma non facciano l’errore commesso domenica”.

Da Bussolati arriva anche il più accorato elogio a Simone Inzaghi: “Gli farei un contratto di vent’anni, deve diventare il nostro Ferguson. Poi come tutti gli esseri umani, ha delle cose che gli riescono meglio e delle cose che gli riescono meno bene, ma di divinità non ne conosco, neanche Mourinho era una divinità. Inzaghi lo apprezzo veramente tanto per le sue capacità, per la sua intelligenza, per la sua flessibilità, poi fa crescere il valore dei giocatori e vince trofei, anche se magari non lo scudetto. Anche se personalmente, preferisco Inter-Empoli a Inter-Barcellona”, sorride. Comunque, “una cosa è certa: i tifosi devono sostenere e ringraziare la squadra, qualunque sia l’esito di questa stagione”.Più caustico ma altrettanto appassionato Luca Paladini, consigliere di Patto Civico e fervente nerazzurro, che ha vissuto la domenica appena passata come una montagna russa emotiva: “Dopo la Roma avevo messo il cuore in pace. Ma domenica ci ho sperato, fino a quel benedetto maledetto fallo di mano. La delusione è stata tanta”. Anche lui, però, blinda Inzaghi: “Mai vista un’Inter giocare così bene. Non rinunciare a nulla non è da provinciali. Conte ad esempio l’ha fatto, e non mi è piaciuto”.

Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato, ha schivato la tensione per motivi elettorali come Thuram, Barella, Lautaro e compagnia fanno con i difensori: “Ero a un appuntamento con Salvini, quindi grazie al cielo non l’ho vista, così mi sono incazzato di meno”. Tuttavia, l’analisi è lucida: “In Champions ci abbiamo messo tutto, in campionato molto meno. È stato così da Genova in poi, era la prima giornata. Forse un atteggiamento inconscio, anche comprensibile, ma evidente. E in attacco, le riserve non erano all’altezza”.

C’è spazio anche per alcune critiche di giornata, spunta ad esempio quella sull’eventuale spareggio scudetto previsto a Milano e poi dirottato a Roma, con ipotesi meneghina ‘evaporata’ per ‘ordine pubblico’. “Una decisione incredibile- osserva Paladini–. Il regolamento prevedeva che si giocasse in casa di chi aveva miglior differenza reti. Lo Stato ha rinunciato, portando tutto a Roma.”.Chi ha il tono più disilluso ma non meno partecipe è il presidente del Consiglio regionale, Federico Romani: “Non esultavo nemmeno ai gol domenica sera. È evidente che la squadra ha puntato sulla Coppa. Il successo a Monaco laverebbe tutto, ma se non si dovesse vincere… la delusione sarà enorme. Perché il Napoli ha fatto di tutto per farci vincere il campionato”.

Romani punta il dito contro ‘la tendenza a tirare i remi in barca’, emersa anche contro la Lazio: “Hai questo brutto vizio: quando vai in vantaggio, non chiudi. E poi la paghi. Inzaghi da riconfermare, certo. Anche se purtroppo abbiamo perso due scudetti che andavano messi all’albo d’oro: quello col Milan e quello di quest’anno. Non va scritto Milan o Napoli, ma ‘persi dall’Inter’”.Insomma, a Como sarà l’ultimo giro di ruota. Qualcuno partirà per il lago, altri resteranno davanti al televisore, altri ancora saranno altrove. “Non la vedrò neanche questa volta- rivela Romeo- sono ad Arcisate per un altro appuntamento elettorale”. Ad ogni modo, nel cuore di tutti resta quella sensazione inconfessabile che sì, magari può anche succedere l’imponderabile perché ‘mai dire mai’, anche se ormai la notte dei sogni nerazzurri di maggio pare essere quella tedesca del 31, mentre a questa del 23 (San Desiderio sul calendario) sono affidate solo speranze ridotte al lumicino.
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