«Le caratteristiche della Tuscia non sono compatibili con un progetto di questa natura». La contrarietà del presidente della Provincia Alessandro Romoli all’individuazione nel Viterbese del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari emerge netta dalla sua dichiarazione. Da tempo l’ente di via Saffi è l’istituzione che si è posta a capofila dei Comuni, in cui la Sogin tramite la Cnai (carta nazionale aree idonee) ha indicato le 21 zone adatte, sul totale di 51 nell’intero territorio nazionale. Dopo la riunione del 13 maggio con i sindaci dei Comuni interessati, durante la quale è stato dato mandato a Romoli di chiedere un incontro con il ministro all’Ambiente e alla Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ieri è stato compiuto un ulteriore passo avanti verso la predisposizione di un “dossier” a tutela del territorio. Nell’incontro di metà maggio i primi cittadini avevano anche accolto la proposta del vertice della Provincia di dare incarico a dei professionisti per eseguire analisi e valutazioni approfondite su ogni singolo sito indicato nella Cnai. E ieri si è svolta a Palazzo Gentili la prima riunione del tavolo tecnico istituito appositamente per affrontare la questione del deposito nazionale di scorie radioattive. Tavolo a cui hanno preso parte geologi, agronomi e altri esperti, chiamati a valutare in modo approfondito le caratteristiche del territorio della Tuscia, sotto il profilo vegetazionale, geologico e urbanistico, al fine di poter contare su osservazioni puntuali da sottoporre all’attenzione dei decisori per contrastare il rischio deposito nel Viterbese. L’incontro, promosso dal presidente della Provincia Alessandro Romoli, ha segnato l’avvio di un percorso tecnico-scientifico volto a dimostrare l’inidoneità delle aree individuate, attraverso l’analisi di dati legati alla sismicità, all’agricoltura e ad altri aspetti ambientali e territoriali. «Difendere il nostro territorio significa agire con rigore, metodo e responsabilità. – ha dichiarato Romoli – Abbiamo avviato un lavoro serio con tecnici qualificati per opporci, con dati concreti alla mano, a un’ipotesi che riteniamo profondamente sbagliata. Le caratteristiche della Tuscia non sono compatibili con un progetto di questa natura». Le risultanze dei tecnici incaricati dalla Provincia andranno a rafforzare e a corroborare la documentazione e le osservazioni che diversi Comuni hanno già prodotto con analisi effettuate autonomamente con propri tecnici. Quindi, fino a quando le dichiarazioni del ministro Fratin sull’abbandonare l’idea di un deposito unico di stoccaggio dei rifiuti radioattivi a favore dell’utilizzo di strutture di dimensioni minori, già esistenti nel Paese, non si tradurranno in atti amministrativi concreti, la Tuscia continua a mantenere alta la guardia e a promuovere azioni e manifestazioni per gridare forte il proprio No alle scorie nucleari. |