ROMA – “Molti dei registi e degli attori che hanno firmato la lettera chiedendo di incontrarmi non hanno ascoltato il discorso che ho fatto al Quirinale. Al mondo del cinema ripeto che andremo avanti con concordia, troveremo la mediazione, perché il cinema è troppo importante per essere abbandonato a qualsiasi forma di discordia e di equivoco mediatico, politico, di ogni genere. Con le migliori intenzioni ma anche con l’intelligenza pratica di chi proprio vuole bene al cinema e non vuole che il cinema vada in bancarotta”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha commentato la lettera scritta da un centinaio di artisti e registi. Lo ha fatto durante il convegno “Marzio Tremaglia. Identità, politica, cultura” tenutosi a Bergamo.
“Il tax credit è un’ottima intuizione tanto che, dopo un bilaterale col Ministro della Cultura francese Rachida Dati, con l’eurogruppo Cultura a Bruxelles stiamo ragionando per un tax credit europeo- ha continuato-. Sappiamo che l’eccellenza cinematografica deve essere incoraggiata, però è lo stesso settore cinematografico, sono gli stessi registi più illuminati e più spesso di sinistra, che chiedono di mettere ordine, nel loro interesse. Perché non vogliono essere quelli del super bonus cinematografico, non vogliono essere quelli del reddito di cittadinanza cinematografica, vogliono poter lavorare bene e noi vogliamo dare loro certezze e ascolto”. Sulla questione ha aggiunto: “Abbiamo assunto 30 persone per snellire l’erogazione del tax credit pregresso, mentre con il Ministero dell’Economia e il Ragioniere Generale dello Stato riorganizziamo il sistema: alcuni se ne sono approfittati e hanno depauperato la filiera, molti hanno lavorato e lavorano correttamente e meritano rispetto”.
GIULI: “MARZIO TREMAGLIA COLTO E CAPACE”
Nel corso del convegno ha, poi, dichiarato: “Marzio Tremaglia, un naturale ministro della Cultura scomparso anzitempo, come ha giustamente detto il Presidente Ignazio La Russa, rappresenta per me l’unità di misura di tutto ciò che di buono e alto potremo riuscire a fare al Ministero della Cultura. Perché colto, perché capace, perché è bravo dal punto di vista amministrativo. Quando tanta parte degli intellettuali che oggi contestano la vera o presunta egemonia della destra di governo impegnata nelle istituzioni – utilizzando parole di cui probabilmente hanno smarrito anche il significato – abitavano ancora sugli alberi e si nutrivano di bacche, muschi e licheni o non erano ancora nati, noi negli anni ’90 avevamo già Marzio Tremaglia assessore alla Cultura in Lombardia. Ricordiamocelo sempre”.
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