BOLOGNA – Neanche a parlarne. Sulla proposta di allungare il calendario scolastico (mettendo una settimana di scuola in più a giugno e una in più a settembre) lanciata nelle scorse settimane in Emilia-Romagna dall’assessore regionale alla Scuola, Isabella Conti, a partire da settembre 2026, arriva il sonoro ‘no’ della Cisl. L’idea, di cui ha ieri ha riparlato la capogruppo di Avs in Regione Emilia-Romagna, Simona Larghetti, discende dall’idea di andare incontro alle famiglie e alle difficoltà di gestire l’intera estate senza scuola, prevedeva di ridurre la maxi chiusura estiva (che al momento è di 14 settimane di fila) a 12 settimane, prevedendo di restare sui banchi una settimana in più a giugno, appunto, e di tornarci con una d’anticipo a settembre. E di mettere invece una ‘pausa’ in corso d’anno, in primavera, come accade in molti paesi d’Europa. Un tema di cui si discute anche a livello nazionale da molto, moltissimo, tempo e che vede contrapposte le famiglie costrette a barcamenarsi sull’incastro di baby sitter e centri estivi e i sindacati dei docenti, arroccati su posizioni inamovibili. La Cisl, infatti, oggi ha subito stroncato la proposta.
CISL: “INACCETTABILE SENZA COINVOLGERE LA SCUOLA”
A parlare è Luca Battistelli, segretario regionale Cisl Scuola Emilia-Romagna: “Riformare il calendario scolastico regionale introducendo uno ‘spring break’ (in realtà previsto a febbraio) e prolungando l’anno scolastico è una proposta che, per come è stata fatta, omettendo qualsiasi tipo di riflessione con chi la scuola la conosce e la vive come lavoratore, è inaccettabile”, taglia corto Battistelli, secondo il quale “dietro una patina di modernità e innovazione, emergono gravi criticità tanto nel metodo quanto nel contenuto”. Intanto, deve ancora partire il coinvolgimento del mondo della scuola, denuncia il sindacato: “Nessuna consultazione, nessun confronto preventivo con le rappresentanze sindacali. Una riforma costruita fuori dai luoghi dove la scuola si fa davvero, che ignora i vincoli organizzativi e strutturali delle istituzioni scolastiche, e che non tiene conto delle condizioni materiali, spesso precarie, degli edifici, molti dei quali inadatti a ospitare attività didattiche nei mesi più caldi (ma Isabella Conti aveva detto, tra le prime cose, che era necessario “pensare a come adattare le scuole, e io ho anche la delega all’edilizia scolastica, per fare una settimana in più a giugno”, ndr). Presentare un cambiamento del genere come una misura per le famiglie- prosegue il sindacalista- senza interrogarsi sulle ricadute sul personale e sulla qualità del servizio scolastico è quanto meno superficiale. Le scuole non sono aziende da riorganizzare a colpi di slogan, ma comunità educanti complesse che meritano rispetto, ascolto e competenza”.
“In un momento in cui la scuola ha bisogno di stabilità, investimenti concreti, edilizia sicura e valorizzazione del personale- sono ancora parole del rappresentante cislino- non si può procedere con interventi improvvisati, privi di visione e di reale fondamento tecnico. Il rischio è di trasformare una questione seria in un altro campo di battaglia ideologico, dove a pagare il prezzo saranno, come sempre, studenti e lavoratori”. La Cisl chiede allora all’assessora regionale Isabella Conti un “passo indietro sul metodo, e uno avanti sulla sostanza: questo è ciò che si chiede per le lavoratrici e i lavoratori della scuola. Perché senza ascolto, senza confronto e senza rispetto del ruolo di chi ogni giorno tiene in piedi la scuola pubblica, nessuna riforma potrà mai dirsi tale”.
LARGHETTI (AVS): “NON È UNA RIVOLUZIONE MA SOLO UN PICCOLO PASSO AVANTI”
“La riforma del calendario scolastico deve essere operativa da settembre 2026 e rispondere ai bisogni delle famiglie “con un solo stipendio, o con lavori poveri” che vanno in difficoltà con le 14 settimane di vacanze estive di oggi. Per questo capogruppo di Avs in Regione Emilia-Romagna, Simona Larghetti, chiede in sostanza di passare ad una pausa di 12 settimane, come quella che viene fatta in altre regioni italiane. Una settimana in più di scuola a giugno, “ad esempio, permetterebbe alle famiglie di evitare di pagare baby-sitter nell’attesa che si attivi il centro estivo”. La riforma proposta dall’assessora all’Istruzione e al Welfare Isabella Conti, ma rimandata al prossimo anno in attesa di una consultazione con tutti i soggetti coinvolti, “non è una rivoluzione, ma un piccolo e ragionevole passo avanti: si tratta infatti di ripensare l’organizzazione dell’anno scolastico spostando di pochi giorni l’inizio e la fine delle lezioni, agendo su due delle 14 settimane di pausa estiva”, dice Larghetti.
La questione del calendario scolastico, ricorda, “riguarda migliaia di famiglie per cui l’estate lunga e frammentata non si può affrontare spostando l’attenzione. Nella realtà della nostra estesa regione sono davvero poche le famiglie che possono permettersi vacanze pagate negli stabilimenti locali a giugno, o settembre, o di pagare centri estivi privati per settimane. La riforma è prima di tutto una risposta concreta ai bisogni di chi è in maggiore difficoltà”. Infine, “ci preme ricordare anche che questa discussione è trasversale e bipartisan, seguita con attenzione anche da esponenti del centrodestra: la conciliazione tra tempi di vita e lavoro è una sfida comune, che tutte le forze politiche devono saper affrontare con pragmatismo, senza ideologie”.
COMITATO RIFORMA CALENDARIO: “BENE EMILIA-R., È TEMPO DI AGIRE”
Ben vengano lo ‘spring break’ e l’estensione delle lezioni a giugno e settembre. Il comitato Ristudiamo il calendario scolastico promuove così a pieni voti la proposta dell’assessora alla Scuola della Regione Emilia-Romagna, Isabella Conti, per una revisione del calendario scolastico. “La sosteniamo con forza- afferma Cecilia Valentini, portavoce del comitato- per una rimodulazione coraggiosa e condivisa”. Col suo intervento, Conti “ha aperto un importante spiraglio. La sua proposta di introdurre una pausa primaverile sul modello nordeuropeo, accompagnata da un prolungamento delle attività didattiche nei mesi di giugno e settembre, rappresenta un passo significativo verso un sistema educativo più equilibrato e attento al benessere di studenti e studentesse”. Per il comitato, che da tempo spinge per una riforma del calendario scolastico, è “fondamentale che la Regione Emilia-Romagna eserciti pienamente la propria competenza in materia, avanzando una proposta di rimodulazione generale che ponga al centro il successo formativo e il benessere psicofisico degli alunni”.L’attuale schema di calendario scolastico è troppo rigido, sostiene Valentini, e le criticità “sono evidenti: l’assenza di pause didattiche nei quattro mesi tra gennaio e Pasqua; la mancata chiusura durante il periodo di Carnevale; la previsione di giornate di lezione isolate, come il 23 dicembre, che risultano poco funzionali sia per gli studenti che per il personale scolastico. Tali scelte non favoriscono l’apprendimento continuo e mettono in difficoltà soprattutto gli studenti più fragili, che necessitano di tempi di recupero e consolidamento delle competenze”.
Per questo la proposta in campo “è di buon senso- insiste il comitato- è da qui che si parte ed è su questo che non ha senso erigere barricate. Si tratta di un minimo, di buon senso, su cui costruire un cambiamento più ampio nel tempo. Chi fa resistenza anche su questo, rischia di ostacolare una riforma necessaria per ragioni pedagogiche, sociali e organizzative”. Valentini ribadisce dunque le richieste del comitato alla Regione Emilia-Romagna. “Superi le date fisse di inizio e fine anno scolastico- si afferma- introducendo maggiore flessibilità nella pianificazione del calendario. Preveda una pausa didattica a metà anno, in corrispondenza del Carnevale, per favorire il recupero e la continuità dell’apprendimento. Costruisca un calendario scolastico più coerente con i bisogni educativi, soprattutto nella scuola primaria, dove le scadenze legate agli esami finali sono meno stringenti. Apra un tavolo di confronto permanente con tutte le componenti del mondo scolastico, incluse le famiglie, per co-progettare un calendario condiviso e rispondente alle esigenze di tutti”. Valentini chiosa: “Il tempo del dibattito è finito. Ora è il momento di agire con coraggio e visione. La Regione Emilia-Romagna ha l’opportunità di essere apripista in questa importante riforma, mettendo al centro il benessere e il successo formativo delle nuove generazioni”.
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