ROMA – Sono circa mezzo milione le persone di nazionalità afghana rientrate nel loro Paese d’origine a seguito di espulsioni dal Pakistan o dall’Iran: a calcolarlo è l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), che ha diffuso dati relativi ai mesi di aprile e maggio. Numeri confermati successivamente a Islamabad da funzionari del ministero dell’Interno. Secondo queste fonti, le persone rientrate in Afghanistan dal Pakistan dopo il primo aprile sono oltre 200mila. Decisivo sarebbe stato l’annullamento da parte del governo di Islamabad di 800mila permessi di residenza in precedenza distribuiti a cittadini afghani, a volte residenti nel Paese da decenni, altre volte nati lì.
IL RITIRO DELLA NATO E IL RITORNO DEI TALEBANI
Secondo l’Unhcr, il Pakistan è pronto a espellere circa tre milioni di persone, ponendo fine a un regime di protezione garantito dopo il ritiro dei contingenti militari della Nato e il ritorno al potere, a Kabul, nel 2021, dei guerriglieri talebani. L’Alto commissariato ha calcolato che nell’ultimo anno le persone rientrate in Afghanistan sono state più di due milioni. “È più che mai necessario un supporto”, ha aggiunto l’organizzazione, “perché hanno di fronte un futuro incerto e lottano per ricostruire le loro vite”. Differente la prospettiva del governo dei talebani. L’esecutivo ha invitato i propri connazionali a rientrare, per contribuire alla ricostruzione dell’Afghanistan dopo decenni di guerre e conflitti, segnati anche da interventi militari di potenze straniere: quello sovietico, nel 1979, e quello statunitense, nel 2001.
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