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Roma

Merz a Washington da Trump con lo ‘spettro’ dei precedenti: da Merkel a Zelensky

(Adnkronos) – Occhi puntati su Washington, dove il cancelliere Friedrich Merz, alla sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti da quando ha assunto l’incarico, viene ricevuto dal presidente americano Donald Trump. In agenda un colloquio a tu per tu, una colazione di lavoro, un incontro con la stampa. Sul tavolo spiccano, tra gli altri temi, Russia, Ucraina, Nato, rapporti commerciali, dazi.  

Incontro impegnativo su temi delicati e complessi. Il successo della visita si misurerà però almeno inizialmente più dal tono che dai risultati, commentano gli osservatori, ricordando i precedenti: dai più lontani, la visita di Merkel, nel marzo 2017, con l’imbarazzante rifiuto di Trump di stringerle la mano davanti ai fotografi, ai più vicini, gli agguati a Volodymyr Zelensky e Cyryl Ramaphosa. Conterà molto la dimensione personale, conterà capire se il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il Cancelliere Friedrich Merz potranno trovare un punto d’incontro.  

Merz dovrebbe avere buone possibilità di accumulare punti con Trump durante la chiacchierata iniziale. Non solo perché il Cancelliere – come il presidente americano, che ha già incontrato a New York molto tempo fa – gioca a golf, ma anche perché ha lavorato in passato presso la società di investimenti statunitense BlackRock e quindi ha esperienza nei settori preferiti da Trump, ovvero economia e finanza.  

Agli occhi di Trump l’importanza dell’Europa, e quindi della Germania, è diminuita significativamente. Il tema del futuro, il principale concorrente degli Stati Uniti, è la Cina. Per Friedrich Merz, commentano gli analisti tedeschi, questo significa allora che se l’atmosfera alla Casa Bianca sarà rimasta amichevole, se si sarà evitato un conflitto aperto, se Merz sarà riuscito a convincere Donald Trump dell’importanza a lungo termine della Germania e dell’Europa, almeno su questioni specifiche, allora il viaggio sarà stato un successo.  

E se Donald Trump scatenasse inaspettatamente una guerra culturale? Se, come ha fatto il suo vicepresidente J.D. Vance alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, parlasse della mancanza di libertà di espressione in Germania? O elogiasse l’AfD?, si chiedono ancora. Allora a Merz non resterebbe altra scelta che improvvisare. 

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