ROMA – Dal Congo alla Svizzera, dalla Francia alla Thailandia, passando per Gabon, Brasile, Israele, Regno Unito, Pakistan, Togo, Egitto, Libano, Nuova Zelanda: sono 136 le testate che dai cinque continenti hanno già aderito alla “Lettera aperta dei media e delle organizzazioni per la libertà di stampa” che invoca l’accesso a Gaza per i media internazionali. A oltre 600 giorni dall’inizio dell’operazione militare di Israele su vasta scala, seguita all’attacco perpetrato da Hamas contro il sud di Israele, è ancora in vigore il divieto assoluto per i giornalisti stranieri all’ingresso nella Striscia. Così, Reporter senza frontiere (Rsf) e il Comitato per la protezione dei giornalisti (Icj), hanno promosso un appello per “un accesso immediato, indipendente e senza restrizioni ai media internazionali a Gaza e la piena protezione dei giornalisti che continuano a lavorare sotto assedio”.
Nella lettera si legge: “Per 20 mesi le autorità israeliane si sono rifiutate di concedere ai giornalisti al di fuori di Gaza un accesso indipendente al territorio palestinese, una situazione senza precedenti nella guerra moderna. I giornalisti locali, quelli meglio posizionati per dire la verità, rischiano lo sfollamento e la fame. Ad oggi, quasi 200 giornalisti sono stati uccisi dall’esercito israeliano. Molti altri sono rimasti feriti e subiscono continue minacce di morte per aver svolto il loro lavoro: testimoniare. Questo- lamentano gli organismi- è un attacco diretto alla libertà di stampa e al diritto all’informazione”. I firmatari aggiungono: “Comprendiamo i rischi intrinseci del giornalismo dalle zone di guerra”, rischi che “molte delle nostre organizzazioni hanno corso per decenni per indagare, documentare gli sviluppi man mano che si verificano e comprendere l’impatto della guerra. In questo momento cruciale, con la ripresa dell’azione militare e gli sforzi per riprendere il flusso di aiuti umanitari a Gaza, è fondamentale che Israele apra i confini di Gaza affinché i giornalisti internazionali possano lavorare liberamente e che rispetti i suoi obblighi internazionali di proteggere i giornalisti in quanto civili”.
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