BOLOGNA – Non bastavano l’alias Rexal Ford e il vero (sembra) nome Francis Kaufmann. Nell’assurda storia dell’uomo di 46 anni arrestato in Grecia con l’accusa di aver ucciso la donna e la bimba di sei mesi trovati cadaveri nel parco di Villa Pamphili, spunta anche un altro nome che l’uomo utilizzava, in Italia, che è ‘Matteo Capozzi’. Con questo nome l’uomo si era aperto un profilo Facebook che utilizzava dopo essere arrivato in Italia da Malta. Gli inquirenti hanno scoperto che l’uomo e la donna sono arrivati in Italia, in Sicilia, il 3 marzo, con una barca privata, un catamarano. E anche questo è un dettaglio che ha suscitato scalpore, così come quello che sta emergendo sul fatto che lui e la sua compagna (la cui identità ancora non è stata identificata con certezza) mangiassero in ristoranti anche costosi eppure dormissero in una tenda accampati a Villa Pamphili. Come mai avevano tutti questi soldi?
IN TENDA LA NOTTE MA A PRANZO AL RISTORANTE: ERA UNA SPIA?
E perchè, avendo disponibilità economica, i due vivevano come dei senzatetto? Dormivano in tenda e poi andavano a lavarsi al mercato di San Silverio. Il tutto con una bimba di pochi mesi (l’età è stimata tra i sei e gli otto mesi) al seguito. Bimba che sarebbe nata a Malta, dove la coppia ha vissuto prima di arrivare in Italia, ma probabilmente sarebbe nata in casa perchè negli ospedali non ce ne è traccia. Insomma, una storia davvero intricata e al limite dell’incredibile. Per cui comincia a insinuarsi il dubbio che Francis Kaufmann non fosse solo un impostore pieno di identità e abituato a mentire, ma che fosse piuttosto una spia, in giro per il mondo per conto di un servizio di intelligence.
LE CARTE DI CREDITO, IL DENATO DAGLI USA
In tasca, nonostante appunto la vita da clochard, il 46enne al momento dell’arresto a Skiathos, in Grecia, aveva tre carte di credito, tutte attive. Ed è emerso anche che nei mesi passati ricevesse dei versamenti di denaro da parte della madre dagli Usa, bonifici da qualche migliaia di euro alla volta. Anche perchè l’uomo, di fatto, un lavoro non ce l’aveva. Millantava contatti con il mondo del cinema, agganci, conoscenze, ma poi di fatto gli investigatori sono convinti che fossero tutte bugie. Ma a che scopo? Possibile che fossero identità di ‘copertura’ che servivano a coprire una persona che si spostava per il mondo per altre ragioni? Al momento è un mistero. Complicato dalle parole di un amico della coppia, che ha raccontato di aver vissuto con loro a Malta, sulla donna (russa o ucraina) con cui Rexal Ford alias Francis Kaufmann si accompagnava: ha detto di lei che era “un genio dell’informatica”, abilissima con i computer, “una sorta di hacker”. Un dettaglio inquietante, che aggiunge mistero ad una storia in cui anche gli inquirenti faticano a trovare un senso.
DAL 2019 LA NUOVA IDENTITÀ DI REXAL FORD
Un punto fermo sarebbe una sorta di cambio di identità fatto dall’uomo a partire dal 2019, quando l’uomo nato in California e registrato come Francis Kaufmann cominciò a farsi chiamare Rexal Ford inventandosi di essere appunto uno sceneggiatore. Se si vuole credere alla trama dell’uomo dalle mille identità e bugie, potrebbe averlo fatto per togliersi dal groppone le cinque denunce per lesioni messe insieme negli Usa. Tra queste pare ce ne fossero anche per violenza domestica, oltre a 120 giorni in carcere per un’aggressione armata. Altrimenti, l’unica strada che resta da immaginare è quella della creazione di una nuova identità, da zero, per un lavoro molto difficile come quella di una spia. E in questo senso tornerebbe anche il dettaglio del passaporto, che ha stupito tutti perchè risultato autentico, che riporta il nome di Rexal Ford (che non è il suo vero nome).
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it