Aumenta il lavoro precario nella Tuscia. Degli oltre 24mila (24.200) rapporti di lavoro attivati a Viterbo e provincia nel 2024, 19.300 (corrispondente al 79,7 per cento) sono atipici. Soltanto 4.900 (il 20,3 per cento) sono stabili. Il dato emerge da un dossier che la Uil del Lazio e l’Eures hanno realizzato in occasione della tappa laziale della Carovana Uil che ha affrontato la piaga del precariato, le difficoltà di chi vive una vita da precario, e che per il sindacato si sintetizza nella campagna #Noailavoratorifantasma. «È chiaro che l’inquadramento contrattuale – spiega Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo – condiziona l’importo delle retribuzioni. Sotto questo aspetto la qualità dell’occupazione viene notevolmente danneggiata dal lavoro a tempo parziale, che spesso è involontario (ovvero imposto dal datore di lavoro) e che può anche nascondere forme di lavoro irregolare». Gli ultimi dati disponibili di fonte Inps (2023) ci dicono che nel Lazio erano 620mila i dipendenti del settore privato non agricolo impiegati a tempo parziale, pari al 35 per cento dei dipendenti totali. Ciò contribuisce a spiegare perché oltre un lavoratore su tre ha percepito una retribuzione media annua pari a poco più di un terzo di quella di un dipendente a tempo pieno: 11.361 euro contro 31.069 euro. Scendendo nello specifico della Tuscia, i numeri sono questi: 23.494 la retribuzione media annua di un lavoratore a tempo pieno, 10.424 euro quella di un lavoratore a tempo parziale (44% del totale nella provincia, pari a 25,7 mila dipendenti su 58,4 mila totali). Per quanto riguarda le sole lavoratrici della Tuscia, il part time arriva addirittura a rappresentare la condizione prevalente, coinvolgendo 17.377 donne, pari al 63,3% delle occupate del settore privato, mentre tra gli uomini l’incidenza scende al 26,9% (con 8.341 uomini con un contratto part time). «Bisogna invertire la rotta – commenta l’esponente sindacale – perché sempre più lavoratrici e lavoratori hanno difficoltà a progettare un futuro, a realizzare sogni e aspirazioni. Sempre più persone per colpa di bassi salari e discontinuità lavorativa rischiano di scivolare verso la soglia della povertà». Il dossier analizza poi i dati Istat e scopre che nel 2024 sono stati 127mila gli occupati totali (dipendenti e indipendenti) censiti nella Tuscia (71mila i lavoratori, 56mila le lavoratrici). Un dato in crescita rispetto al 2023, quando a Viterbo e provincia se ne erano contati 115mila. In calo il numero degli inattivi: 62mila, 68mila nel 2023. «Se da un lato questi ultimi dati – conclude il segretario Turchetti – analizzati sotto il profilo quantitativo inducono all’ottimistici, l’entusiasmo scompare quando ci si focalizza sula qualità dell’occupazione, che come dimostrato è di basso valore». |