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Studio, monoclonale efficace in emicrania da uso eccessivo di medicinali

(Adnkronos) – In pazienti con emicrania cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci (medication-overuse headache, Moh) che hanno ricevuto anche un intervento educativo breve standardizzato, eptinezumab ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa del numero medio al mese di giorni di emicrania (monthly migraine days, Mmd) nelle prime 4 settimane di terapia. Rispetto a quelli che hanno ricevuto placebo, i pazienti trattati con l’anticorpo monoclonale hanno riportato una rapida riduzione della severità del dolore entro la seconda settimana, oltre a una significativa riduzione dell’uso di farmaci sintomatici per l’emicrania. Sono i risultati dello studio di fase IV Resolution presentati da Lundbeck oggi a Helsinki, in occasione dell’11esimo Congresso dell’European Academy of Neurology (Ean) in corso fino al 24 giugno.  

L’emicrania è una malattia neurologica complessa e disabilitante caratterizzata da episodi ricorrenti di cefalea severa tipicamente accompagnata da una serie di sintomi, tra cui nausea, vomito e sensibilità alla luce e ai suoni. Colpisce quasi 50 milioni di persone in Europa. I pazienti affetti dalla forma cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci rappresentano un sottogruppo specifico della popolazione dei pazienti emicranici in cui la malattia ha un impatto severo. Questi pazienti – si legge in una nota – sono intrappolati all’interno di un ciclo di peggioramento dell’emicrania, in cui l’incremento dell’utilizzo di farmaci sintomatici riduce la loro efficacia e aggrava il carico della malattia. Questa popolazione di pazienti è spesso difficile da trattare, a causa della complessità della patologia.  

“L’educazione del paziente è spesso impiegata come strategia terapeutica per i pazienti affetti da emicrania cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci, mentre i trattamenti preventivi anti-Cgrp”, cioè anti peptide correlato al gene della calcitonina, “sono riservati alle fasi successive”, afferma Rigmor Højland Jensen, professore associato all’Università di Copenaghen, direttore del Danish Headache Center e ricercatore principale dello studio Resolution che dimostra, “per la prima volta, come l’aggiunta di un trattamento anti-Cgrp in fase precoce, insieme all’educazione dei pazienti sulla cefalea da uso eccessivo di farmaci, può fornire una prevenzione significativa e rapida dell’emicrania. Questa è una buona notizia per i pazienti severamente impattati dall’emicrania complicata dall’uso eccessivo di farmaci”. 

Nello studio Resolution (n=608), randomizzato, controllato con placebo, volto a valutare l’efficacia di eptinezumab rispetto al placebo – informa la farmaceutica danese – l’anticorpo monoclonale ha raggiunto sia gli endpoint primari che secondari, mostrando riduzioni significativamente maggiori del numero di giorni mensili di emicrania (Mmd) nelle settimane da 1 a 4 con eptinezumab rispetto al placebo. Su una media di 21 giorni, la variazione dal basale degli Mmd è stata di -6,9 giorni con eptinezumab rispetto a -3,7 giorni con il placebo (p

I dati evidenziano anche una riduzione della severità del dolore giornaliero nei pazienti in trattamento, già dalla seconda settimana di terapia: la variazione rispetto al basale del punteggio di valutazione dell’intensità del dolore giornaliero con eptinezumab è stata di -0,6 rispetto a -0,3 col placebo (p

“Lo studio Resolution – dichiara Johan Luthman, Evp e responsabile Ricerca e Sviluppo di Lundbeck – fornisce ulteriori evidenze a supporto di eptinezumab come opzione terapeutica efficace per i pazienti gravemente impattati dall’emicrania. Abbiamo riscontrato notevoli benefici con eptinezumab, anche in aggiunta all’educazione del paziente. Questi risultati evidenziano l’impegno di Lundbeck nell’alzare l’asticella delle aspettative del trattamento dell’emicrania, garantendo che anche i pazienti maggiormente difficult-to-treat abbiano accesso a soluzioni efficaci”. 

Eptinezumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che si lega alle forme α- e β- del Cgrp. E’ indicato per la profilassi dell’emicrania negli adulti con almeno 4 giorni di malattia al mese. La dose raccomandata è di 100 mg, somministrata per via endovenosa ogni 12 settimane. Alcuni pazienti potrebbero trarre beneficio da una dose di 300 mg, somministrata mediante infusione endovenosa ogni 12 settimane. 

Secondo lo studio Global Burden of Disease, l’emicrania è la seconda causa principale di anni vissuti con disabilità (Years lived with disability, Yld) tra tutte le patologie, ed è la prima causa di Yld nelle persone di età compresa tra i 15 e i 49 anni. Proprio per questo impone un onere sia sociale che economico: secondo lo studio Cost of Brain Disorders in Europe la patologia ha un impatto economico di 18 miliardi di euro all’anno, senza tenere in considerazione i costi indiretti associati al presentismo, cioè la perdita di produttività dovuta alla ridotta efficienza delle persone che non sono sufficientemente malate da assentarsi dal lavoro.  

I ripetuti attacchi di emicrania, e spesso la costante paura dell’attacco successivo, compromettono la vita familiare, sociale e lavorativa. Inoltre, l’aumento dell’uso di farmaci sintomatici per la cefalea può portare a una sensibilizzazione a livello centrale e a una riduzione dell’efficacia dei sintomatici stessi. Il risultato è un ciclo di aumento del numero di giorni di cefalea, che richiede un ulteriore aumento delle quantità di farmaci sintomatici. Senza un’adeguata gestione dell’emicrania, questo processo si traduce in un peggioramento della patologia stessa e può portare allo sviluppo di emicrania cronica e Moh. La cefalea secondaria da Moh è una complicanza comune tra i pazienti affetti da cefalee primarie, come l’emicrania cronica. 

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