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Roma

Avevamo la cura definitiva per l’Hiv. Trump l’ha cancellata


ROMA – Il 2025 doveva essere l’anno della riscossa contro l’HIV. Dopo 44 anni di virus, stigma e promesse mancate, la medicina era finalmente pronta a colpire duro. Un nuovo vaccino era pronto ai nastri di partenza. La ricerca sulla cura stava scavando nei bunker cellulari dove il virus si rifugia. Ma soprattutto, un farmaco rivoluzionario – il lenacapavir, un’iniezione semestrale che azzera il rischio di contagio – era pronto per la distribuzione in Africa. Aveva come target le giovani donne, che da sole rappresentano metà delle nuove infezioni mondiali. Poi è arrivato Trump.

Tagli massicci al PEPFAR – il programma USA che da vent’anni è il motore finanziario della lotta globale all’AIDS – hanno congelato trial, svuotato magazzini di farmaci, spento laboratori, licenziato tecnici, chiuso cliniche. Altro che “fine dell’epidemia”: ora si naviga a vista, mentre i tassi d’infezione potrebbero già essere in risalita. Nessuno lo sa con certezza, perché anche la raccolta dati veniva fatta dagli Stati Uniti.

In Sudafrica, i test clinici sui vaccini sono stati abortiti a un passo dalla prima dose. “Pensavamo di essere a un passo dalla svolta”, dice la dott.ssa Leila Mansoor al New York Times. “Invece stiamo tornando indietro alla velocità della luce”.

E dire che l’America era stata, almeno una volta, il faro: 6 miliardi di dollari l’anno, tre quarti della spesa globale per l’HIV. Un’eredità bipartisan iniziata da George W. Bush, quando “porre fine all’AIDS” era considerato un dovere morale e strategico. Oggi la retorica è cambiata: “troppi sprechi”, “governi corrotti”, “gli altri Paesi facciano la loro parte”. Il segretario di Stato Marco Rubio assicura che gli USA continueranno a sostenere la cura, ma la prevenzione – cioè la parte che salva più vite e costa meno – è finita sotto la ghigliottina.

Il lenacapavir è il caso più emblematico: approvazione FDA ottenuta, produzione in corso da parte della Gilead Sciences, prezzo promozionale da 100 dollari l’anno per i Paesi africani. Ma metà delle dosi doveva essere acquistata dal PEPFAR. Niente da fare. L’altra metà era a carico del Global Fund, anche questo sotto ridimensionamento americano.

C’è chi resiste. Il governo sudafricano vorrebbe comunque distribuire lenacapavir a 800.000 giovani donne nel 2026, ma senza l’aiuto USA resta un piano sulla carta. Il Global Fund cerca donatori privati e ONG. La Children’s Investment Fund ha promesso 150 milioni. Troppo poco per una rivoluzione che era già pronta a iniziare.
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