ROMA – Nuove morti vengono riferite dalla stampa internazionale nella Striscia di Gaza: ben 72 nelle ultime 24 ore, che vanno ad alimentare anche il bilancio delle vittime delle persone che quotidianamente si recano presso i centri di distribuzione degli aiuti gestiti da Israele dal consorzio statunitense Gaza Humanitarian Foundation. Le persone, che tentano di ottenere pacchi alimentari, in un territorio dove Israele vieta l’ingresso di aiuti dal 2 marzo, finiscono per essere vittime di spari ed esplosioni che le autorità locali e sanitarie attribuiscono ai soldati israeliani.
Il meccanismo sostitutivo a quello delle Nazioni Unite implementato a partire dal 27 maggio scorso ha provocato 549 morti secondo il ministero della Salute di Gaza, altre 4.066 sono rimaste ferite.A un mese dal lancio del progetto, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa), lancia un nuovo appello alle autorità israeliane affinché ponga fine all’assedio su Gaza e chiuda il meccanismo della Ghf, esortandole a riaffidare la gestione degli aiuti umanitari alle Nazioni Unite.
Nei giorni scorsi, quindici organizzazioni umanitarie hanno invocato la chiusura della Ghf a Gaza avvertendo che il suo approccio “militarizzato” e “caotico” nella distribuzione degli aiuti, che espone le persone a vari pericoli, potrebbe rendere i suoi responsabili complici di diversi reati, compresi crimini di guerra.
Ieri, l’organizzazione mondiale della Sanità ha potuto, per la prima volta dal 2 marzo, consegnare del materiale medico con forniture essenziali attraverso 9 camion, a cui si sono aggiunte 2mila unità di sangue e 1500 unità di plasma. Lo ha annunciato il direttore dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, in un post su X, evidenziando che l’operazione è stata resa possibile “grazie alla collaborazione col ministero della Salute di Gaza e l’Onu”. Quindi ha aggiungendo: “Le forniture sono state trasportate da Kerem Shalom senza alcun saccheggio, nonostante le condizioni di alto rischio lungo il percorso. Queste forniture saranno distribuite agli ospedali prioritari nei prossimi giorni. Il sangue e il plasma sono stati consegnati al deposito frigorifero del Complesso Medico Nasser per la successiva distribuzione agli ospedali che si trovano ad affrontare carenze critiche, in un contesto di crescente afflusso di feriti, molti dei quali legati a incidenti nei siti di distribuzione alimentare”.
Ghebreyesus ha poi aggiunto che “quattro camion dell’Oms si trovano ancora a Kerem Shalom e altri sono in viaggio verso Gaza”. Tuttavia, “queste forniture mediche sono solo una goccia nell’oceano. Un aiuto su larga scala è essenziale per salvare vite umane”. Da qui l’appello del capo dell’Oms: “Chiediamo la distribuzione immediata, senza ostacoli e continua di aiuti sanitari a Gaza attraverso tutte le vie possibili”.
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