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Roma

Caso Monteverde, la polizia sotto casa della bimba: arrivano anche politici e sindacati


ROMA – Questa mattina a Roma, sotto casa di Susanna, la mamma di Monteverde, si è presentata la polizia. L’ultimo decreto del Tribunale di Roma ha confermato il prelevamento della piccola Stella (nome di fantasia), bimba peraltro con una sindrome genetica, per collocarla in casa famiglia autorizzando l’uso della forza pubblica. Sul posto i condomini – che anche questa volta sono scesi in blocco per dare sostegno a mamma e bambina, che le ultime volte si era legata con lo scotch sotto al tavolo della cucina – l’assessora del Comune di Roma alle Pari opportunità, Monica Lucarelli, e il suo staff, giornaliste delle principali testate nazionali, parlamentari, avvocati, sindacati, centri antiviolenza di Differenza Donna.

Il tribunale ha deciso che la minore deve essere tolta alla mamma e ai nonni per una perizia in cui la Ctu ha ritenuto la madre ostativa al padre. L’uomo è rinviato a giudizio per lesioni e la bambina ha sempre manifestato paura e disagio nel vederlo. Sul posto oltre alla polizia ci sono la tutrice Violetta Dosi, l’assistente sociale del Municipio Carla Maroni. La presidente del collegio che ha firmato il decreto è la giudice Marta Ienzi. Sul posto è arrivata anche la consigliera Pari opportunità del Consiglio regionale del Lazio, Chiara Iannarelli, e stanno arrivando altri politici. La tutrice, a quanto si apprende, avrebbe chiesto alla legale di far aprire la porta di casa per convincere la bimba ad andare in casa famiglia.

TERRAGNI: VALUTARE SE PRELEVAMENTO BIMBA MONTEVERDE COMPORTI RISCHI

“Quasi un mese fa, in qualità di Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, avevo espresso l’auspicio che in ragione della patologia genetica rara di cui soffre medici esperti potessero valutare se il prelevamento e il trasferimento della piccola B.- 5 anni- in casa famiglia potrebbero comportare rischi per la sua salute. Il tribunale non ha ritenuto di considerare il nostro auspicio, sostenendo che ‘la Ctu XY (…) ha ritenuto che proprio la permanenza di B. nel contesto disfunzionale attuale (la casa materna, ndr) rappresenta per lei un elemento evidente di rischio psicopatologico e non un fattore protettivo’. E ha ribadito la disposizione del prelevamento, autorizzando il tutore ‘a richiedere l’intervento della forza pubblica, con la specifica finalità di impedire l’interferenza di soggetti terzi (…) nel corso dell’esecuzione medesima’. La Ctu è tuttavia una psicologa e non un medico pediatra esperto in patologie genetiche rare. Quanto all’intervento a qualunque titolo della forza pubblica in caso di prelevamento di un minore, rinnoviamo il convincimento che detto intervento debba essere considerato solo nei casi in cui l’incolumità del minore sia a grave rischio. E ribadiamo che in ogni caso, in base all’art. 12 della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza nonché alla riforma Cartabia, un minore debba essere sempre ascoltato ‘in tutte le questioni che lo riguardano e nelle procedure in cui è coinvolto'”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook Marina Terragni, Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, intervenendo sull’allontanamento della bambina con malattia rara nell’ambito del caso noto alle cronache come ‘Il condominio di Monteverde’, dove una comunità di famiglie e nonni e comuni cittadini si è opposta al prelevamento di una bambina per collocarla in casa famiglia.

Terragni, come si legge in una nota pubblicata sul sito garanteinfanzia.org, ha scritto al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, alla presidente della I sezione civile del Tribunale di Roma, Marta Ienzi, ai responsabili dei servizi sociali e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma a proposito dell’allontanamento e del collocamento in casa famiglia della bambina della Capitale con una malattia rara. “Ha condiviso e sostenuto l’auspicio formulato dalla Garante dell’Infanzia dell’Adolescenza della Regione Lazio, Monica Sansoni, la quale ha chiesto che – previa sospensione del provvedimento – la bambina possa essere valutata da un collegio medico indipendente. A tale collegio, in particolare, si chiede di esprimersi in merito alla compatibilità della disposizione di allontanamento dal contesto abituale di vita – l’abitazione materna – con collocamento in casa famiglia. Ciò sia in ordine alla modalità di esecuzione coatta (la bambina ha cinque anni) sia con riferimento alle condizioni fisiche e psicologiche della minorenne”. Nella lettera si evidenzia infatti che “la bambina è portatrice di beta talassemia e del gene della Malattia di Fabry. Uno stato di salute che andrebbe valutato nella sua completezza – per quanto riguarda gli aspetti mentali, fisici, metabolici – tenendo nel dovuto conto la relativa prognosi. La minorenne versa in una condizione cronica di anemia microcitica in concomitanza con una malattia metabolica – la Malattia di Fabry rientra tra le malattie rare – patologia multisistemica in grado di colpire tutti gli organi e apparati ‘con semeiologica via via ingravescente in base al grado di coinvolgimento'”. La missiva si conclude con l’auspicio che, “prima di disporre misure drastiche come l’allontanamento, una struttura specializzata – quali ad esempio l’Ospedale Meyer di Firenze o il Bambino Gesù di Roma – accerti se il trauma del distacco dalla madre e dall’ambiente familiare e sociale, seguito da un ricovero in una comunità sconosciuta, non costituisca un rischio di aggravamento e di evoluzione più rapida e maligna delle condizioni della bambina. Ciò soprattutto per quanto riguarda la Malattia di Fabry, patologia che in fase di aggravamento può comportare danni neurologici, cardiaci e renali, oltre che ad altri organi e apparati”.
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