ROMA – Quattordici milioni di morti in più entro il 2030. Morti di bambini, peraltro, in oltre un caso su tre. Numeri messi nero su bianco in uno studio pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet. Quantificano, questi numeri, le conseguenze possibili del taglio di aiuti umanitari disposti dell’amministrazione degli Stati Uniti. Secondo Davide Rasella, uno dei co-autori del rapporto, ricercatore al Barcelona Institute for Global Health, la scelta fatta dal presidente Donald Trump a inizio 2025 “rischia di interrompere in modo brutale o addirittura di rovesciare due decenni di progressi per la sanità delle popolazioni vulnerabili”. Nello studio si sottolinea che per molti Paesi a reddito medio o basso, “lo shock che risulterebbe sarebbe paragonabile per ampiezza a quello di una pandemia globale o di un grande conflitto armato”.
LA RICERCA SI BASA SUI DATI DI 133 PAESI
La ricerca è basata sull’analisi dei dati di 133 Paesi. In primo piano le conseguenze dei tagli dei programmi dell’agenzia americana Usaid; programmi che, stimano gli studiosi, tra il 2001 e il 2021 avrebbero permesso di scongiurare 91 milioni di morti nelle regioni del mondo più fragili. Su The Lancet si legge che gli interventi di cooperazione statunitensi hanno permesso di ridurre i decessi del 15 per cento a livello complessivo e addirittura del 32 per cento nel caso dei bambini con meno di cinque anni di età. I ricercatori concludono poi che nei Paesi dove maggiore è stata l’attività di Usaid la mortalità legata all’aids è diminuita del 74 per cento, quella per la malaria del 53 e quella dovuta a malattie tropicali neglette del 51.
E INTANTO A SIVIGLIA C’È LA CONFERENZA SUL FINANZIAMENTO DELLO SVILUPPO
La pubblicazione è coincisa con lo svolgimento a Siviglia, in Spagna, della quarta Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, in corso fino a giovedì. Secondo Devex, testata con base a Washington specializzata sui temi della cooperazione, al termine dei lavori sarà diffuso un documento che tocca questioni chiave come quelle del debito, del clima e del fisco. Sul primo punto ci sarebbe un impegno a creare un registro globale unificato dei dati. Mancherebbe, però, un via libera alla creazione di un nuovo meccanismo di alleggerimento del debito. Sul clima sarebbe invece inclusa la Dichiarazione di Rio de Janeiro sulle “responsabilità comuni ma differenziate”. Sulle tasse, infine, da Siviglia dovrebbe arrivare un appello alla cooperazione internazionale nella forma di impegni volontari, anche rispetto alle imposte sul patrimonio e a una fiscalità sensibile alle questioni di genere. Parte dell’impianto, riferisce Devex, sarebbe infine la richiesta a triplicare i finanziamenti delle banche multilaterali per i Paesi in via di sviluppo. Modi e tempistiche, su questo e altro, resterebbero però da definire. Così come il ruolo degli Stati Uniti, prima potenza mondiale, assenti a Siviglia.
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