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Ho fatto un sogno: Zelensky abbraccia Putin


ROMA – Un gesto. Basterebbe solo un gesto. Certo, ci vuole coraggio, bisognerebbe far seguire l’azione alle tante parole e chiacchiere che si spendono in pubblico per compiacere la propria parte. Da qualche anno, e in queste ultime ore in particolare dopo il vertice Nato che ha deciso di inondare con miliardi e miliardi di dollari tutti i mercanti di armi per i prossimi decenni, ogni notizia che arriva ci parla di paesi che già si stanno attrezzando per la prossima guerra. Che sembra ormai inevitabile. Tutti gli stati che confinano con la Russia e la sua Bielorussia, stanno minando i propri confini e costruendo muri e muretti di contrasto alla futura invasione. Sui media sono tante le voci che ogni ora si sgolano a spiegare che tutto questo è giusto, che bisogna pensare a difenderci, che è necessario armarsi fino ai denti, che solo così… E provo un po’ di pena per questi colleghi dei media che hanno già indossato l’elmetto, sicuri che se dovesse scoppiare per davvero il conflitto avrebbero già il loro bunker assegnato.

Studiosi importanti, che hanno analizzato questa fase da un punto di vista sociologico e anche psicologico, hanno sottolineato un aspetto inquietante: questo continuo parlare di guerra, di caos, di riarmo, altro non fa che abbassare il grado di tolleranza e, di conseguenza, annichilire anche il grado di indignazione e di rivolta contro la guerra e i suoi mercanti. Cresce l’angoscia, ci troviamo da soli a condividere le nostre paure con  nostri simili, pure loro angosciati e impauriti. In questo contesto vincono le facili promesse dei partiti che vedono nello spirito nazionalista la soluzione al male. Riescono a convincere, a far passare il messaggio che con la loro linea dura, con le loro armi potenti e, magari, con un leader a capo dell’impero tutti gli altri abbassano le penne e se la danno a gambe levate. Capite la follia in cui siamo immersi? E questo clima pieno di angoscia ci spinge a chiuderci ancora di più, a pensare al nostro personale tornaconto quotidiano.

È sparito il futuro, i progetti per i nostri figli, per un mondo diverso e più giusto. Anzi, li abbiamo convinti, con i nostri messaggi pubblicitari e gli oggetti che ci spingono a regalare, che è meglio pensare all’attimo, al godimento immediato. E non fa niente se così li condanniamo a un consumo senza limiti e senza piacere, perché alla fine a loro mancherà sempre qualcosa per essere felici… e così all’infinito. Che fare? È possibile trovare una via d’uscita a tutta questa follia? Ho fatto un sogno, ne ho parlato con alcuni colleghi della mia agenzia e… lo racconto anche a voi. Dunque, se per davvero chi governa un paese in guerra avesse a cuore il destino del proprio popolo, stanco degli ammazzamenti quotidiani, di una guerra di cui non si vede la fine, ecco se per davvero, come ripetono ogni volta a favor di tv e media, sono pronti a sacrificare la loro vita per il bene della propria gente, c’è una cosa sola da fare: mostrarlo al mondo intero.

Penso al presidente Zelensky a capo del glorioso popolo ucraino. Dovrebbe annunciare al mondo che lui, da solo, volerà a Mosca, per parlare con Putin, per trovare un accordo con lui. Faccia a faccia, due uomini che discutono di come porre fine al massacro di tante giovani vite, di come finire di distruggere e provare a ricostruire. Magari se le daranno anche. Ma alla fine dovranno trovare una soluzione per chi verrà dopo di loro. Cosa può accadere? Putin fa abbattere l’aereo? Lo arresta e fa rinchiudere in un gulag? A quel punto il mondo saprà chi è che vuole e punta al male; chi fino al gesto estremo ha tentato l’impossibile. Zelensky arriva a Mosca, si incatena al muro del Cremlino e aspetta di parlare con Putin… Gli sgherri di Putin lo prelevano e lo rispediscono indietro? A quel punto si saprà che… Nel mio sogno, invece, il presidente Zelensky nemmeno parlava. Appena Putin appariva davanti lo abbracciava. Sì, forse è un gesto troppo cristiano, bisogna credere e avere fede? Forse. Ma se davvero rinunciassimo a credere che, alla fine, in qualsiasi essere umano c’è del buono, non sarebbe già l’annuncio che non c’è speranza per tutti noi? Io non voglio crederlo. Anche un gesto così semplice ma così coraggioso, pieno di vita e di speranza di vita, potrebbe cambiare il mondo, farci tornare a confrontare anche con chi è più lontano da noi, con chi finora ci ha mostrato solo la faccia feroce.
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