MONTALTO DI CASTRO – Sevono alberi e non solo impianti. E’ il monito lanciato dal comitato “No fotovoltaico selvaggio Montalto e Pescia Romana” che fa una fotografia della situazione attuale nel territorio. «Le temperature record che colpiscono in questi giorni la fascia costiera tra Montalto di Castro e Pescia Romana non stanno solo mettendo a dura prova la tenuta fisica delle persone, ma stanno devastando silenziosamente la terra e chi la coltiva – scandisce il comitato – Meloni bruciati prima della raccolta, pomodori disidratati ancora sulla pianta, ulivi spaccati dalla sete, animali allo stremo. Scene che ricordano le cronache da Albinia o dal Tavoliere pugliese, ma che sono ormai realtà quotidiana anche nella Maremma laziale». «Mentre si moltiplicano gli appelli a livello nazionale per fronteggiare le ondate di calore con piani straordinari e fondi emergenziali – sottolineano i cittadini no Fer – a livello locale il grido degli agricoltori resta spesso inascoltato. Eppure, ciò che accade in questi giorni nei campi dell’Alta Tuscia è drammaticamente chiaro: senza acqua, senza ombra, senza una strategia agricola che metta al centro il clima, l’intero comparto rischia il collasso». «A peggiorare la situazione – aggiunge il comitato – è l’incontrollata diffusione di impianti fotovoltaici a terra che, pur in nome della transizione ecologica, stanno di fatto cancellando ettari di suolo agricolo fertile. Laddove c’erano colture e filari, oggi si estendono campi inerti, che oltre a sottrarre spazio all’agricoltura, contribuiscono a creare isole di calore, amplificando gli effetti delle alte temperature». «Le distese di pannelli riflettono la luce, riscaldano l’aria, impediscono la naturale traspirazione del suolo – denuncia il comitato -. Dove prima l’ombra degli alberi mitigava il clima, oggi domina l’asfalto energetico». «La siccità non è solo figlia della mancanza di piogge – denunciano i rappresentanti locali del mondo agricolo – ma anche della scomparsa progressiva di alberature, filari e sistemi naturali di ritenzione dell’acqua. Il terreno cementificato o coperto da pannelli non trattiene più l’umidità. Serve una svolta immediata». Un piano regionale per acqua, agricoltura e clima Per questo oggi, dai territori di Montalto e Pescia Romana, si chiede a gran voce alla Regione Lazio di «adottare misure urgenti, concrete e strutturali, ispirandosi a quanto già avviato in Toscana». Le proposte sono chiare: «Un bando straordinario per il recupero e la creazione di invasi agricoli aziendali, piccoli laghi capaci di immagazzinare acqua nei mesi piovosi e salvarne i raccolti in estate; contributi fino all’85% per realizzare o modernizzare impianti irrigui efficienti; accesso diretto e semplificato ai fondi del Pnrr destinati all’agricoltura; istituzione di una cabina di regia permanente sull’emergenza climatica in agricoltura, con il coinvolgimento di agricoltori, tecnici, Comuni e associazioni di categoria; un impegno forte e verificabile da parte di consiglieri regionali, parlamentari e rappresentanti europei, perché l’agricoltura torni ad essere una priorità». Piantare alberi è un atto politico «La crisi climatica non si affronta con pannelli e promesse, ma con azioni tangibili: – rimarca il comitato “no fotovoltaico selvaggio” – riforestazione agricola, siepi multifunzionali, agroforestazione, rinaturalizzazione delle aree marginali. Invertire la tendenza è possibile. È necessario. Occorre un cambio di paradigma: la vera energia rinnovabile è quella che nutre. Non si può parlare di transizione ecologica se si distruggono le basi della sovranità alimentare». “O si sta con la terra, o contro”, è lo slogan che oggi circola tra agricoltori, piccoli produttori e allevatori. Una frase che è diventata grido di resistenza e di identità per chi ancora crede che il futuro non possa fare a meno di chi coltiva». «La speranza è che la politica raccolga l’appello – conclude il comitato “No Fotovoltaico Selvaggio Montalto e Pescia” – Prima che anche la speranza marcisca sotto il sole». ©RIPRODUZIONE RISERVATA |