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“Caos diritti negli Usa, ogni cittadino è stato raggiunto”: la denuncia di Amnesty International


ROMA – “Catastrofica, caotica e crudele”: sono i tre aggettivi che Paul O’Brien, direttore esecutivo della filiale statunitense di Amnesty International, sceglie per definire la situazione dei diritti umani oggi nel Paese. L’intervista con l’agenzia Dire avviene a Roma. Si inizia con una battuta sul tempo: “Negli Stati Uniti il clima è bollente, come anche le temperature in questi giorni” scherza il referente. Anche questo serve a sottolineare quanto insostenibile sia diventata la situazione: “Trump si è insediato portando un’agenda profondamente contraria ai diritti umani” dice O’Brien. “Gli attacchi avvengono su ogni fronte, e non solo contro i diritti in sé, ma anche contro quelle istituzioni che ne garantiscono la tutela. Posso affermare che ogni cittadino è stato raggiunto”. Alla domanda se nel corso della sua carriera si sarebbe immaginato uno scenario simile, risponde sicuro: “No, mai”.

TRANS, DONNE, STRANIERI: DIRITTI NEGATI, FONDI MINACCIATI

Diritti “cancellati” per le persone trans e per le donne, coi fondi agli interventi di pianificazione famigliare – tra cui l’aborto – minacciati dal “One Big Beautiful Bill”, la legge di bilancio che ieri il Senato ha approvato.Ci sono poi gli stranieri, regolari o irregolari, anche chi è fuggito da Paesi in cui la repressione è dura e ha affrontato viaggi lunghi mesi e migliaia di chilometri, anche a rischio della vita, per raggiungere gli Stati Uniti, una “roccaforte del diritto all’asilo”. “Molte di queste persone- osserva ancora il direttore- temono moltissimo per la loro permanenza negli Stati Uniti”. I media locali riportano di blitz degli agenti nelle case, nei posti di lavoro, persino nelle scuole – sebbene qui la legge lo vieti – per portare via i migranti senza documenti o persino rifugiati; a volte però gli arresti avvengono anche nei tribunali, prima che le persone possano comparire davanti al giudice per il rinnovo del permesso di soggiorno. Destinazione: i centri di detenzione, sia nel Paese che all’estero.

CENTRI DI DETENZIONE “DISUMANI”

“Di recente abbiamo visitato una struttura in Texas”, continua O’Brien, “dove abbiamo potuto constatare che le persone vengono spesso detenute in modo arbitrario e senza che gli sia stato spiegato cosa gli è capitato e perché. Con le persone che abbiamo potuto incontrare, abbiamo dovuto farlo noi. Inoltre le condizioni di vita sono terribili”. Nel rapporto sul monitoraggio dell’El Paso Service Processing Center (Epspc), Amnesty Us denuncia la “deumanizzazione” delle persone, mancanza di assistenza legale, l’abbandono dei figli o persino abusi da parte degli agenti e confinamento in celle di isolamento, soprattutto a danno dei venezuelani “a causa della loro nazionalità o dei tatuaggi”, si legge nel report, per via dell’applicazione dell’Alien Enemies Act, una legge del 1798 che Trump e che criminalizza i cittadini provenienti da Paesi “nemici” di Washington.

“LA GENTE VIVE NEL TERRORE”

O’Brien continua: “Ora stanno proponendo persino di deportare gli stranieri naturalizzati cittadini statunitensi, persino bambini nati negli Stati Uniti. Sono diventati tutti dei nemici”. Amnesty affianca varie associazioni che aiutano le persone a rischio deportazione: “Abbiamo accesso a molte storie- prosegue O’Brian- e posso dire che la gente è terrorizzata”. Tra loro anche “studenti e accademici in possesso della green card, molti lasciano gli Stati Uniti di loro spontanea volontà”.

LA CAMPAGNA PER MAHMOUD KHALIL STUDENTE DELLA COLOMBIA “SIMBOLO”

A proposito di universitari, Amnesty Us ha lanciato una campagna per il rilascio di Mahmoud Khalil, studente alla Columbia University, che ha trascorso tre mesi in prigione per aver aderito a una manifestazione contro gli eccidi a Gaza che, per l’accusa era “a favore di Hamas”.Il 24 giugno è stato infine rilasciato su cauzione. “Le accuse però non sono decadute” chiarisce O’Brien, “e riteniamo che tramite il suo arresto, l’amministrazione Trump voglia inviare quattro messaggi: il primo è ai titolari della green card, a cui ora si dice: ‘se esprimete la vostra opinione in modi che non ci piacciono, potreste essere rimpatriati’. Il secondo messaggio è per le università: se permettete a manifestanti come Khalil di esercitare la libertà di parola nel vostro campus, potremmo prendervi di mira, come accaduto poi alla Columbia”, che ha subito un taglio ai fondi di centinaia di milioni di dollari.Terzo messaggio, secondo O’Brien di Amnesty Us, sarebbe rivolto “a chiunque si esprima in difesa di ciò che sta accadendo a Gaza: potrebbe essere accusato di sostenere il terrorismo e questo- sottolinea l’esperto- paralizza anche ogni tentativo di ritenere il governo di Israele responsabile delle sue azioni; quarto, minaccia ogni studente che manifesta o si fa leader di un movimento che invoca i diritti”.

IL SIGNIFICATO DELLA VITTORIA DI MAMDANI A NEW YORK

A fronte di questa situazione, il movimento di protesta in solidarietà al popolo palestinese e, più in generale, per invocare i diritti civili, “sta crescendo”, garantisce O’Brien: “Lo dimostra la vittoria del candidato Zohran Mamdani nella seconda città al di fuori di Israele dove vive la più grande comunità ebraica: New York”. Il candidato sindaco alle elezioni di novembre ha di recente vinto le primarie del Partito democratico grazie al fatto che, secondo il direttore di Amnesty, “ha semplicemente detto che in Israele, come a Gaza, tutti hanno gli stessi diritti. Così ha conquistato i voti dei giovani ebrei”. Le persone, continua O’Brien, “si rendono conto che ciò che viene fatto ora dallo Stato di Israele non rappresenta i valori di tutti e che mai come ora è importante parlare del genocidio in corso a Gaza”.

“IN MIGLIAIA IN MARCIA PER I DIRITTI OGNI SETTIMANA”

Intanto, Amnesty International con altre organizzazioni fa pressione sui membri dell’amministrazione Trump affinché rimettano i diritti al centro ma “non troviamo nessun tipo di interesse”, dice il responsabile. Parallelamente, “a migliaia ogni settimana marciano per la tutela dei diritti”, assicura O’Brien, convinto che una dinamica analoga stia avvenendo anche in Europa: “I leader anti-diritti si copiano a vicenda- avverte- e anche in Europa vediamo una stretta al diritto di espressione, protesta, riunione e migrazione. Se i cittadini prendono coscienza, però, possono invertire questa rotta”.

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