ROMA – Se la persistente ondata di calore, che continua a soffocare il continente europeo (temperature superiori anche di 10 gradi alla media in Francia, Paesi Bassi, Germania, Inghilterra, Portogallo e Spagna), rende evidente come le nostre esistenze saranno pesantemente condizionate dalla crisi climatica e come le politiche di adattamento necessitino di un’accelerazione, i dati più preoccupanti riguardano le temperature marine: il Mediterraneo occidentale si è infatti trasformato nel mar Rosso, registrando temperature addirittura superiori a quelle dei mari caraibici.
TEMPERATURE MEDIE ANOMALE FINO A +6°
Ad evidenziarlo è l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, che segnala come le anomalie delle temperature medie, a fine giugno, oscillino tra +4° e +6° su una grande porzione di mare, che va dal Tirreno fino a Gibilterra e dal sud della Francia alle coste del Nord Africa. Nei prossimi giorni, tra Sicilia e Calabria, ma non solo, la temperatura delle acque marine toccherà i 31 gradi e non scenderà sotto i 29 neanche nelle ore notturne: in un mese, l’incremento è stato di oltre 6 gradi, di cui 2 gradi solo nella scorsa settimana, segnando addirittura +3 gradi nell’alto Adriatico. Mai il Mare Nostrum era stato così caldo. Il presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), Francesco Vincenzi, sottolinea che si tratta di ‘una situazione a forte rischio dal punto di vista meteorologico, idrologico, ambientale e conseguentemente sociale’.
GLI EFFETTI: PIOGGE VIOLENTE E ALLAGAMENTI SU ALPI E APPENNINI
Allarmanti segnali della pericolosità di queste anomalie termiche sono stati nei giorni scorsi le violente piogge e gli allagamenti, che in Piemonte hanno interessato soprattutto la Val di Susa, con lo straripamento del torrente Frejus, che ha inondato Bardonecchia mentre, in Lombardia, sull’Alta Valtellina sono caduti quasi 70 millimetri d’acqua in poche ore, provocando frane ed allagamenti. Nel prossimo weekend, intensi fenomeni meteo dovrebbero registrarsi dapprima sull’Italia nordoccidentale, coinvolgendo anche Emilia Romagna e la costa settentrionale della Toscana per poi spostarsi sul Nord-Est con preoccupanti cumulate di pioggia.
L’APPUNTAMENTO DELL’ASSEMBLEA ANBI DELL’8-9 LUGLIO A ROMA
‘Tutto questo- aggiunge il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano- mentre nel resto della Penisola e soprattutto nelle regioni più assetate del sud, le temperature continueranno ad essere soffocanti e le precipitazioni assenti, salvo sporadici rovesci, che riguarderanno principalmente l’Appennino. È una condizione d’acclarata emergenza, che sarà un altro dei fili conduttori dell’Assemblea Nazionale dei Consorzi di bonifica ed Irrigazione, in programma martedì 8 e mercoledì 9 luglio, a Roma’.
ESA: LA TEMPERATURA DELLA SUPERFICIE TERRESTRE SFIORA 50°
Particolarmente interessante, e preoccupante, per le conseguenze, che potrà avere sull’economia e l’equilibrio ecosistemico dei territori italiani, è una mappa diffusa dall’Agenzia spaziale europea (Esa) con le temperature anche della superficie terrestre: lì, dove l’aria nei giorni scorsi ha toccato punte di circa 40 gradi (nel Foggiano, nella Sicilia meridionale e nella Sardegna orientale), la temperatura del suolo sfiorava i 50 gradi.
SULL’AUTOSTRADA A4 VENEZIA-MILANO L’ASFALTO SI ‘SCIOGLIE’
Emblematico, collegato anche a questo fenomeno, quanto è avvenuto nella mattinata di oggi, giovedì 3 luglio, sull’Autostrada A4 Venezia-Milano, tra i caselli di Verona Sud e Verona Est, dove si sono registrati disagi alla viabilità per l’intervento necessario della Polizia stradale e dei tecnici specializzati. Infatti, proprio a causa delle alte temperature, si è avuto un cedimento dell’asfalto tra Verona Sud e lo svincolo per l’A22 del Brennero in direzione Milano che ha comportato la chiusura della prima corsia di marcia e code per una quindicina di chilometri. In dettaglio, nel tratto autostradale che era recentemente stato rifatto, si sono generate ‘ormaie’, leggere deformazioni longitudinali, rilevate dai sistemi di monitoraggio.
Altro primato collezionato in un giugno meteorologicamente da record è quello dello zero termico, registrato domenica 29, a 5.545 metri sopra Pratica di Mare. Conseguentemente i ghiacciai alpini accelerano il previsto scioglimento fino a perdere 1 metro in 10 giorni come nel caso del Rodano, in Francia.
LA CRISI IDRICA SI ACCENTUA DAL NORD AL SUD ITALIA
In questo quadro rovente va inevitabilmente accentuandosi la crisi idrica in alcune regioni del sud Italia, nonostante l’attivazione di misure di contenimento dei consumi d’acqua. Nella pugliese Capitanata, probabilmente il territorio più arido del Paese nel 2025, si è già perso il 20% delle superfici coltivate a pomodoro, in particolare nella zona nord del Fortore, dove la stagione irrigua non è mai iniziata, poiché la poca acqua rimasta nell’invaso di Occhito è perlopiù destinata al consumo potabile.Ad aggravare la drammatica situazione è la scarsità di pioggia, che non ha consentito alcuna ricarica delle falde e che nel mese di giugno ha registrato un deficit di circa l’87% sulla provincia di Foggia e oggi i volumi totali rimanenti negli invasi locali ammontano a 95,33 milioni di metri cubi, ovvero meno del 29% dei volumi di riempimento autorizzati.Altra grave situazione è quella della Basilicata, dove l’acqua disponibile nei bacini si è ridotta di circa 13 milioni di metri cubi in 10 giorni. La quantità di risorsa idrica trattenuta dalle dighe lucane ammonta ora a 239,88 milioni di metri cubi, vale a dire quasi 35 milioni in meno dell’anno scorso.In Sicilia, nei primi 20 giorni di giugno, la quantità d’acqua conservata negli invasi è calata di circa 10 milioni di metri cubi, attestandosi attorno ai 360 milioni, nonostante significative, seppur localizzate piogge soprattutto sulla provincia di Enna. Risalendo la penisola, i fiumi della Campania sono tutti in calo con il record del Garigliano, il cui fluire in alveo si è abbassato di 28 centimetri in una settimana.
Al centro continua ad allarmare la condizione dei laghi a causa del costante abbassamento dei livelli idrometrici: nel Lazio, i due invasi ‘castellani’ della provincia di Roma (Albano e Nemi) sono scesi, in 7 giorni, rispettivamente, di 3 e 2 centimetri. In riduzione sono anche le portate dei fiumi Tevere e Aniene, mentre in Sabina cresce quella del Velino.Mentre l’Autorità del bacino distrettuale dell’Appennino Centrale ha annunciato l’accordo per destinare parte delle acque del bacino toscano di Montedoglio all’asfittico lago Trasimeno (in pochi anni ha perso 1 metro sui 6 di altezza media), vanno riducendosi seppur lievemente anche i livelli di altri corpi idrici dell’Umbria: nell’invaso di Maroggia rimangono ancora 3,38 milioni di metri cubi d’acqua.Scarse sono state le piogge in Abruzzo, dove la maglia nera se l’aggiudica la provincia di Chieti (una delle città più a rischio per il potabile) con soli mm. 4,5 di cumulata media a giugno. L’invaso di Penne trattiene ancora 6,12 milioni di metri cubi d’acqua a disposizione dell’agricoltura pescarese.È ancora abbondante la risorsa stoccata nei bacini delle Marche (51,94 milioni di metri cubi d’acqua): un’ottima notizia alla luce della riduzione delle portate fluviali, registrata nelle recenti settimane. In Toscana, la portata del fiume Ombrone (mc/s 1,54) è tornata a scendere al di sotto del Deflusso minimo vitale (Dmv) fissato, a Sasso d’Ombrone, a 2 metri cubi al secondo.
Al nord, l’andamento dei flussi idrici è ovunque in calo anche se, a seguito degli annunciati eventi meteo, tale condizione potrebbe repentinamente cambiare con rischi per la sicurezza idrogeologica dei territori sub-alpini e della Liguria (in primis, il Levante e la provincia di Genova), dove peraltro sono attualmente decrescenti i livelli dei fiumi Magra, Vara, Entella ed Argentina. Tra i grandi laghi, il Verbano è al 90,3% di riempimento, il Benaco all’85,7%, il Sebino al 69,3% e il Lario al 60,6%.In Valle d’Aosta è stabile la condizione della Dora Baltea che, beneficiando della fusione glaciale, mantiene una portata di gran lunga superiore alla media (+127%). In crescita anche il livello del torrente Lys. I flussi idrici nel fiume Po continuano a registrare la netta contrazione in atto da settimane: a Pontelagoscuro, il deficit è di circa il 60%. In Piemonte, a conferma di eventi meteo violenti ma circoscritti, le altezze idrometriche dei fiumi sono a oggi decrescenti. In Lombardia, le riserve idriche registrano un deficit di 156 milioni di metri cubi rispetto alla media storica. Il differenziale sull’anno scorso è -36% circa.Nel Veneto, le portate dei fiumi sono nettamente più basse del normale: il deficit di portata dell’Adige è stimabile al 56,5%, mentre quello della Livenza è di circa il 40%. Nel complesso, il riempimento medio dei bacini nel distretto delle Alpi Orientali è pari al 72%. In Emilia-Romagna, infine, i flussi dei fiumi appenninici sono scarsi e, nel caso della Secchia, inferiori ai valori minimi storici.
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