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Le ruspe dopo le bombe: Israele sta radendo al suolo le poche case rimaste in piedi a Gaza


ROMA – Dove non arrivano le bombe, arrivano le ruspe. Da marzo, quando è saltato il cessate il fuoco con Hamas, intere porzioni della Striscia di Gaza sono letteralmente scomparse. Esplosivi controllati, demolizioni programmate, silenzio generale. Un’operazione sistematica che ha ridisegnato la mappa del territorio, lasciando sul campo solo macerie.

Secondo immagini satellitari e video geolocalizzati da BBC Verify, l’esercito israeliano ha demolito migliaia di edifici in aree già sotto “controllo operativo”. In molti casi, non si trattava di rovine pericolanti ma di strutture ancora intatte: scuole, condomini, infrastrutture civili. Le immagini mostrano quartieri come Tel al-Sultan, un tempo centro vitale di Rafah, oggi ridotti a deserto urbano, fatta eccezione per l’ospedale di maternità, uno dei pochi edifici rimasti in piedi.

L’esercito israeliano sostiene che tutte le operazioni avvengano nel rispetto del diritto internazionale e siano motivate da “impellenti necessità militari”, accusando Hamas di nascondere armamenti tra i civili. Ma numerosi esperti in diritto umanitario internazionale, tra cui Janina Dill dell’Oxford Institute e Eitan Diamond del Diakonia Law Centre, parlano apertamente di crimini di guerra, violazioni della Convenzione di Ginevra e distruzioni non giustificabili.

Le demolizioni si estendono oltre le linee del conflitto attivo. Nelle città agricole come Khuza’a, a 1,5 km dal confine israeliano, e Abasan al-Kabira, a 7 km, le immagini satellitari mostrano interi insediamenti rasi al suolo tra maggio e luglio. Le IDF affermano di aver distrutto 1.200 edifici solo a Khuza’a, definiti “infrastrutture terroristiche”.

Intanto post su Facebook in ebraico cercano operatori di escavatori per “progetti di demolizione nella Striscia”, con contratti da 1.200 shekel al giorno. Alcuni appaltatori, interpellati dalla BBC, hanno risposto con insulti. E gli Stati Uniti stanno fornendo nuovi bulldozer. Per molti analisti l’obiettivo finale è rendere Gaza inabitabile, spingendo la popolazione all’esodo. Strategia confermata dalle parole del premier Netanyahu, riportate da fonti israeliane: “Stiamo distruggendo sempre più case. I palestinesi non avranno un posto dove tornare”.
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