ROMA – Due Italiani sono detenuti nel centro per migranti ‘Alligator Alcatraz’ in Florida. A quanto riporta il Corriere si tratta dell’italo-argentino Fernando Eduardo Artese, di 63 anni, e del siciliano Gaetano Cateno Mirabella Costa, di 45 anni. La conferma arriva anche dalla Farnesina.
Cateno Mirabella Costa “è stato tratto in arresto il 3 gennaio 2025 per detenzione di sostanze stupefacenti senza regolare prescrizione medica, aggressione nei confronti di una persona con più di 65 anni ed è stato recluso presso il carcere della Contea di Marion (Florida). Il suo procedimento giudiziario si è concluso il 7 maggio con condanna a sei mesi di detenzione. A seguito della scarcerazione è stata disposta la deportazione in Italia per violazione delle norme migratorie. Mirabella Costa sarebbe stato trasferito ad Alligator Alcatraz lo scorso 9 luglio”.
Fernando Eduardo Artese, che ha il doppio passaporto italiano e argentino, invece, “è stato arrestato a fine giugno mentre tentava di lasciare gli Stati Uniti per tornare in Argentina- si legge- Artese era entrato quasi 10 anni fa negli Usa dalla Spagna usando il suo passaporto italiano con un programma di esenzione del visto per 90 giorni, superando poi il periodo consentito. La sua famiglia lo ha seguito nel 2018: sua moglie, 62 anni, ha un visto per studenti e la figlia 19enne è arrivata legalmente. Quando la polizia lo ha fermato, il 25 giugno, ha scoperto che c’era un mandato di arresto nei suoi confronti perché non si era presentato a un’udienza a marzo per una multa per guida senza patente. Secondo la sua famiglia, non si era presentato proprio perché temeva di essere fermato. Sei giorni dopo, è stato consegnato all’U.S. Immigration and Customs Enforcement e portato all’Alligator Alcatraz”.
La prigione per migranti, denominata ‘Alligator Alcatraz’ per la sua posizione remota e l’ambiente ostile dominato da appunto alligatori, coccodrilli e pitoni, è stata messa in piedi nelle paludi delle Everglades, in Florida ed il centro di detenzione può accogliere fino a 5mila persone, con un costo stimato di 450 milioni di dollari all’anno. La nuova struttura si inserisce nella più ampia strategia dell’amministrazione Trump per intensificare le politiche di detenzione e rimpatrio.
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