ROMA – La stabilizzazione di Suweyda potrebbe passare per il dialogo tra l’Amministrazione autonoma democratica del Nord-est (Daanes) – a maggioranza curda – e i governi occidentali, a partire da Stati Uniti e Francia. È l’ipotesi avanzata da fonti di stampa siriana, a partire da Al-Monitor, in seguito all’incontro che si è tenuto ieri ad Amman, in Giordania, tra l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, Tom Barrack, e Mazloum Abdi, il comandante delle Forze democratiche siriane (Sdf), l’esercito di autodifesa della Daanes.Stando alle stesse fonti, l’incontro è stato occasione per confermare il sostegno crescente di Washington e Parigi al governo di transizione del presidente Ahmad al-Sharaa, che a dicembre ha deposto quello guidato da Bashar Al-Assad. Inoltre, per gli analisti gli scontri nel governatorato sud-occidentale di Suweyda potrebbero spianare la strada a un rinnovato ruolo di mediazione per le forze curdo-arabe del nord-est, al punto che le stesse fonti riferiscono della possibilità di un nuovo incontro a Parigi a cui potrebbe partecipare il presidente Emmanuel Macron.
A Suweyda intanto la situazione umanitaria e di sicurezza resta difficile, dopo gli scontri scoppiati tra fazioni druse ed arabe locali a partire dal 13 luglio, in cui hanno perso la vita circa 1200 persone. Domenica scorsa, convogli della Mezzaluna rossa siriana sono riusciti ad accedere nell’area di Suweyda per portare aiuti umanitari, mentre il il capo religioso dei drusi, lo sheikh Hikmat Al-Hijri, ha negato l’accesso ai convogli organizzati dal governo ad interim di Damasco, accusato di sostenere le fazioni armate arabe.
Tuttavia stamani Sana, l’agenzia di stampa siriana vicina all’esecutivo, ha riferito che l’organizzazione MedGlobal, “in coordinamento con il ministero della Salute siriano, ha dislocato una clinica medica mobile nelle città di Busra Al-Harir e Nahteh, nella campagna di Daraa” con l’obiettivo di “fornire assistenza medica urgente alle famiglie in arrivo dal governatorato di Suweyda”. Inoltre ancora stamani sarebbe iniziato “il processo di trasferimento delle famiglie beduine bloccate nei rifugi nella città di Suweyda, in seguito agli intensi sforzi del ministero degli Interni siriano per raggiungere un accordo per evacuare tutti i civili che desideravano lasciare il governatorato di Suweyda a causa delle attuali condizioni, in attesa del loro ritorno sicuro alle loro case”.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) riferisce che ieri scontri hanno continuato a interessare i villaggi a nord di Suweyda, durante i quali un drone armato israeliano ha violato lo spazio aereo siriano e bombardato alcuni veicoli dei combattenti arabi, sostenendo di agire in difesa delle fazioni druse.All’agenzia Dire Sami Haddad, attivista politico e docente di lingua araba dell’università l’Orientale di Napoli, commenta: “La pretesa israeliana di difendere i drusi è falsa, l’obiettivo del governo Netanyahu è destabilizzare la Siria per occupare e annettere parti del Paese a partire dalle alture del Golan, creando nel resto del territorio varie regioni divise su base etnico-religiosa”.
L’intervento di Tel Aviv si inserisce in un quadro di tensioni inedite: “Negli ultimi tempi- prosegue il docente- i drusi subiscono una criminalizzazione da una parte degli arabo-sunniti poiché ritenuti filo-israeliani; a loro volta, una parte dei drusi vede con sospetto il governo di transizione di Sharaa. Tuttavia, non si era mai arrivati a scontri così gravi e sanguinosi: questo apre una lacerazione profondissima nel tessuto sociale siriano”. Haddad continua: “Dopo 14 anni di guerra dobbiamo liberarci della logica della sopraffazione e della violenza. Tutte le parti devono assumersi le proprie responsabilità, a partire dal presidente Sharaa, il quale, se vuole ricostituire lo Stato siriano, deve includere e dialogare di più con le comunità, la società civile e i partiti politici”.
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